(ANSA) - PAVIA, 27 OTT - "E' giusto rivedere i criteri di
assegnazione dei Pnrr, come chiede il nuovo premier Giorgia
Meloni. E' inutile destinarne il 30 per cento ai Comuni; sarebbe
invece più opportuno utilizzare le risorse per ottimizzare le
condizioni di erogazione dell'energia e dell'acqua. La quota al
momento destinata nel Piano nazionale di ripresa e resilienza al
miglioramento dei sistemi irrigui in agricoltura è assolutamente
insufficiente: servono nuove infrastrutture e interventi di
innovazione". Lo ha dichiarato Ettore Prandini, presidente
nazionale di Coldiretti, intervenendo in collegamento al
convegno che si è svolto oggi alla Sala dell'Annunciata di Pavia
sul tema "La grande sete. Analisi e soluzioni per la crisi
idrica in provincia di Pavia".
"Vanno creati bacini di accumulo ed evitate dispersioni della
rete idrica - ha aggiunto Prandini -. Serve una pianificazione
nel medio-lungo periodo, con interventi strutturali. Se qualche
anno fa ci avessero ascoltato sulla necessità di realizzare i
bacini, oggi non si dovrebbe fare i conti con 6 miliardi di
danni per la filiera agro-alimentare provocati dalla siccità.
Anche in questi giorni stiamo vivendo una stagione autunnale
anomala, con temperature elevate e mancanza di precipitazioni:
una condizione climatica ormai permanente che ci fa ritenere che
il problema vada affrontato in maniera organica. Inoltre mi
chiedo perchè durante l'ultima estate quando tanti fiumi erano
asciutti, non si è intervenuti per regimare l'alveo? vanno messi
in un angolo certi pseudo ambientalisti che, con le loro
posizioni, hanno creato tanti problemi".
Prandini considera inoltre "fondamentale la questione della
sovranità alimentare: non potremo certamente arrivare a
produrre il 100 per cento dei consumi nazionali, ma senz'altro
aumentare la quota attuale. Però per produrre di più, bisogna
garantire maggiore redditività agli imprenditori agricoli".
Nel corso del convegno sono stati diffusi i dati sulla "grande
sete" registrata nelle campagne pavesi: oltre 172 milioni di
euro di danni, con più di 2.300 aziende agricole devastate dalla
peggiore siccità degli ultimi 200 anni. "Si tratta di un
bilancio destinato a crescere ancora, perché non considera i
danni da mancati raccolti dovuti alle seconde semine non
effettuate, né i danni indiretti sulle produzioni zootecniche",
sottolinea Stefano Greppi, presidente di Coldiretti Pavia. Non
c'è coltura, secondo il monitoraggio di Coldiretti Pavia, che
non sia stata colpita dalla crisi idrica di questa estate, con
percentuali di danno che vanno dal 40% dei cereali
autunno-vernini fino al 60% delle foraggere, passando dal 50%
del riso al quasi 60% del mais, senza dimenticare il 50% della
soia a oltre il 55% della frutta e il 45% dell'uva. (ANSA).
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