(ANSA) - PERUGIA, 01 OTT - "L'Italia è ripartita, anche
l'Umbria è in movimento ma giorno dopo giorno ci accorgiamo di
quanto gravi siano state e sono ancora, le conseguenze prodotte
dalla pandemia, sotto tutti i punti di vista: sanitario,
economico, sociale": lo ha sottolineato Giorgio Mencaroni,
presidente della Camera di commercio dell'Umbria, in occasione
della consegna dei premi del Lavoro e dell'impresa.
"All'improvviso ci siamo scoperti più poveri, meno longevi,
abbiamo toccato il minimo storico di nascite dall'Unità d'Italia
ad oggi" ha aggiunto.
"Viviamo - ha rilevato ancora Mencaroni - con forti tassi di
disoccupazione, che per fortuna nella seconda parte dell'anno
hanno preso a scendere. E sono due milioni le famiglie entrate
in povertà assoluta. Mi ha impressionato un dato: il Covid sta
ripiegando, è vero, ma è già riuscito a far scendere a 82 anni
la speranza di vita alla nascita, 1,2 anni in meno rispetto al
2019".
"Le nostre analisi ci permettono di dire che anche l'Umbria è
sulla buona strada - ha rilevato il presidente della Camera di
commercio -, ma sta risalendo a ritmi meno accelerati rispetto a
quelli di altre aree del paese. Il rimbalzo del Pil regionale
previsto per il 2021, segnala Svimez, si fermerà a un più 4%,
distante da quel più 6% nazionale annunciato dal Governo
nell'ultima nota di aggiornamento del Documento di economia e
finanza. Siamo indietro anche rispetto alle altre regioni del
Centro Italia: Toscana + 5,1%, Lazio +4,6% e Marche + 4,4%.
Crescita più contenuta per il Pil 2022: Umbria + 3,8%, come le
Marche, non distante da Lazio (+3,9%) e Toscana (+4,1%)".
"La ripresa produrrà benefici effetti anche sul fronte lavoro"
ha annunciato ancora Mencaroni. "Nel 2021, l'Umbria crescerà
dell'1,4%, - ha proseguito - per accelerare nel 2022 fino a un
promettente + 2,5%, comunque inferiore rispetto al 2,9% della
media nazionale. Le imprese hanno ripreso a creare lavoro e nel
trimestre da settembre a novembre 2021 abbiamo rivisto in Umbria
numeri interessanti. 5.940 le assunzioni programmate dalle
imprese a settembre, che saliranno a 16.430 unità nel trimestre
da settembre a novembre 2021. In forte progressione settembre
2021 appena terminato, su settembre 2020, anno di pandemia:
+82,7%. Pressoché identica la crescita che interesserà il
trimestre da settembre a novembre 2021 rispetto allo stesso
periodo covid del 2020: +80,1%".
"Delle 5.940 entrate al lavoro previste a settembre, 3.870 - ha
detto ancora Mencaroni -, il 65,1%, sono ascrivibili ai servizi.
2.070, il 34,8% all'industria:
980 posti nel commercio (16,4%); 1.010 nei servizi di alloggio
alberghi e ristorazione, servizi turistici (17%); 1.170 servizi
alle imprese (19,6%);
710 servizi alle persone (11,9%). Le piccole e medie imprese, da
1 a 49 dipendenti, investono sul lavoro: il 67,8% di tutti i
fabbisogni occupazionali indicati dalle imprese umbre umbre a
settembre sono generati dalle pmi. Numeri che ci riportano al
2019, l'anno prima della crisi da Covid, dunque un anno di
normalità, che oggi in termini di lavoro, per il trimestre
settembre - novembre, superiamo del 20%. Sul lavoro viviamo una
pesante contraddizione, quasi paradossale: in Italia ci sono 2
milioni e trecento mila disoccupati, eppure migliaia di aziende
non trovano i lavoratori che cercano. E' il mismatching, il
fenomeno di disallineamento tra le competenze richieste
dall'azienda e quelle disponibili sul mercato. Il problema è
molto serio: in Umbria in 42 casi su 100 le imprese incontrano
gravi difficoltà nella ricerca di profili in grado di occupare
un determinato posto di lavoro. Superiamo in negativo di oltre
dieci punti sia la media Italia che quella del centro Italia.
Una vera emergenza, in Umbria particolarmente seria: per tasso
di difficoltà nel reperimento di lavoratori, in Italia siamo la
terza peggiore regione. Un altro segnale che tende al
miglioramento. Nel secondo trimestre del 2021, da aprile a
giugno, la natalità delle imprese è tornata in Umbria ai livelli
pre-Covid, con 1.265 nuove iscrizioni, quasi il doppio delle 650
imprese che invece, nello stesso periodo hanno cessato
l'attività. Positivo di 615 unità il saldo tra imprese aperte e
chiuse. E' un dato questo che deve far riflettere: se riprende a
crescere la voglia di fare impresa - ha concluso Mencaroni -,
l'uscita dalla crisi pandemica sarà più rapida e soprattutto più
solida". (ANSA).