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Camera commercio, Accordo quadrilatero superato dai tempi

Per presidente "non può più sopportare peso obbligazioni"

(ANSA) - PERUGIA, 15 LUG - "La Camera di commercio dell'Umbria e con essa il sistema delle imprese regionali che rappresenta, non possono più sopportare il peso di obbligazioni che discendono da un Accordo di programma stipulato tra la Camera di commercio di Perugia e la Quadrilatero Umbria Marche.
    Un accordo vecchio di 13 anni, irrimediabilmente superato dai tempi, che ha visto trasformarsi radicalmente il contesto economico, politico, istituzionale e infrastrutturale all'interno del quale era stato originariamente concepito": a dirlo è Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di commercio dell'Umbria. "Circostanze queste, che unite al verificarsi di serie incompletezze, pesanti manchevolezze, ritardi infiniti, riscontrati lungo i due assi viari Perugia- Ancona e Foligno Civitanuova, al persistere di condizioni di difficoltà che hanno compromesso il regolare avanzamento delle opere e a fronte della inopinata cancellazione da parte del Cipe delle infrastrutture del Piano di Area Vasta, hanno minato alla base quelle che erano le condizioni che nel 2008 avevano portato la Camera di commercio di Perugia alla sottoscrizione dell'Accordo proposto da Quadrilatero Marche Umbria spa" aggiunge.
    Per Mencaroni "peraltro, all'atto della sottoscrizione dell'Accordo di programma proposto dalla Quadrilatero Marche Umbria l'arco di tempo di 30 anni era stato quantizzato come valore del nostro intervento, ma non come durata dei lavori".
    "E quindi - prosegue -, mi pare del tutto evidente, che non si possono pretendere contribuzioni senza la garanzia di un corrispettivo. Anche a fronte di certezze su una data di fine lavori delle opere, che ancora oggi Quadrilatero non ci ha fatto conoscere".
    Ora la Quadrilatero Marche Umbria ha diffidato la Camera di commercio dell'Umbria - si legge in un suo comunicato - a svincolare a proprio favore alcune annualità delle contribuzioni camerali previste dall'accordo di programma del 2008, circa sei milioni di euro, "ma destinato ad accrescersi negli anni a venire, in assenza di interventi correttivi". Da parte sua la Camera di Commercio riconobbe alla Quadrilatero l'importo risultante dall'incremento del 10% dei diritti camerali versati dalle imprese della provincia, annualmente ed effettivamente riscossi.
    "E' un fatto - sottolinea Mencaroni - che per le tante e diverse ragioni su esposte, si è prodotto un corto circuito da cui è uscita modificata la ratio stessa dell'Accordo tra Quadrilatero e Camera di commercio, con la compromissione negli anni degli obiettivi che erano stati programmati. Fino al 2016 quando sul Piano di Area Vasta si abbattè la delibera del Cipe, che ne decretò l'abbandono. Ma era proprio qui che risiedevano gli elementi fondanti che avevano spinto la Camera di commercio a stipulare l'Accordo: la realizzazione delle cosiddette aree leader, le aree di implementazione adiacenti alle infrastrutture stradali finalizzate alla cattura di valore per reperire i co-finanziamenti necessari per l'intero progetto Quadrilatero.
    Il contributo della Camera di commercio era finalizzato essenzialmente proprio sull'attivazione del Piano di area vasta, presentato come la reale monetizzazione dei benefici economici generati dalla realizzazione dell'infrastruttura sul territorio.
    Senza la realizzazione del Pav perdeva di significato e valore l'intero Accordo Quadrilatero - Camera di Commercio. E se è vero che l'abbandono del Piano di area vasta è stato decretato dal Cipe e non dalla Quadrilatero, non si può negare che tale circostanza abbia mutato il quadro valutativo in ordine alla decisività ed importanza dell'inadempimento dedotto in relazione alla sua ricaduta nei confronti della Camera di commercio e del sistema delle imprese. Più chiaramente la soppressione del Piano di area vasta (Pav) ha travolto le aspettative delle comunità economiche e sociali locali di vedere realizzate alcune opere essenziali rispetto ai collegamenti viari principali, quali ad esempio le piastre logistiche, finendo con il mutare drasticamente il quadro di riferimento che aveva accompagnato la Camera di commercio perugina verso la sottoscrizione dell'Accordo di Programma del 2008. E voglio ancora stigmatizzare con fermezza l'indirizzo che in quel passaggio seguì la Quadrilatero, che nulla fece per opporsi alla deliberazione del Cipe, che con un tratto di penna cancellava una parte decisiva di una infrastruttura complessa come il Quadrilatero. Sta di fatto che giunti a questo punto, appare di tutta evidenza che la Camera dell'Umbria non possa più permettersi di impegnare altre risorse delle imprese in un Accordo che non è più quello definito e sottoscritto e che per questo stenta a soddisfare le esigenze delle imprese umbre.
    Camera di Commercio, nel frattempo diventata dell'Umbria, ha pertanto deciso di non autorizzare lo svincolo dei fondi rivendicati da Quadrilatero, anche in virtù di una situazione di difficoltà economico-finanziaria in cui l'ente camerale è venuto a trovarsi, a causa del taglio del 50% del diritto annuale disposto nel 2014 dall'allora Governo Renzi.
    E fatto salva una precisa volontà espressa dalla Camera dell'Umbria, di incrementare il supporto alle imprese umbre nel superamento delle difficoltà legate all'emergenza sanitaria da Covid. Tanto detto e precisato - conclude il Presidente Mencaroni - non è volontà della Camera di commercio dell'Umbria contribuire a un percorso di contrapposizione, quanto piuttosto a quello di sollevare problematiche oggettive, la cui corretta ed equilibrata considerazione potrebbe condurre ad una auspicabile ridefinizione concordata degli impegni definiti con l'Accordo di Programma del lontano 2008". (ANSA).
   

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