(ANSA) - CAGLIARI, 24 AGO - Gli affari si fanno con il
telefonino o il tablet in mano. Crescono le imprese che operano
nel digitale e vendono prodotti e servizi on line: in Sardegna
sono 2.822 e nell'ultimo triennio sono aumentate del 3,5 per
cento. Tra loro, le imprese artigiane sono 442. In crescita
anche il numero dei sardi che acquistano attraverso siti e
piattaforme. Sono i numeri che emergono dall'analisi
dell'Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna attraverso i dati
di UnionCamere-Infocamere tra il 2015 e 2108.
"La rivoluzione digitale - sottolinea Antonio Matzutzi,
presidente regionale di Confartigianato Imprese - interessa
orizzontalmente tutte le aziende. Nessun settore, nessuna
attività dell'artigianato e della piccola impresa ne è escluso".
La provincia che cresce di più tra il 2015 e il 2018 è quella di
Oristano con un +8,4%, seguita da Cagliari con un +3,5%, da
Sassari con il +3,4% e Nuoro con 1,2%.
C'è un problema, però. La Sardegna, con il suo +3,5%, è molto
al di sotto della crescita nazionale, che sul 2015 ha registrato
un +9,1%. Manca - spiegano gli esperti - una vera cultura
informatica: più di due terzi delle aziende sarde, infatti, ha
un livello insufficiente di conoscenza digitale. Al contrario,
solo l'8% applica una buona o ottima digitalizzazione dei
processi produttivi e ricorre a tecnologie 4.0 nella gestione
delle proprie attività. Secondo una recente analisi, il 64%
delle imprese sarde ha un mediocre livello di informatizzazione
dichiarandosi, per questo, "esordiente digitale" o
"apprendista", il 28% ha intrapreso un primo cammino tecnologico
qualificandosi "specialista digitale", mentre solo 8% ha già
attuato un importante processo verso la piena digitalizzazione.
Nel contesto di crescita aumenta il numero delle aziende
regionali che offrono servizi e beni sul web (9%). E cresce
anche il numero degli utenti sardi che si sono affidati ad
internet per effettuare acquisti online come abbigliamento,
articoli per la casa, viaggi e trasporti, prodotti informatici e
tecnologici, libri, giornali, film e musica, alimentari e
servizi di telecomunicazione: sono arrivati al 69%, in aumento
di ben 15,3 punti percentuale rispetto al 2017. (ANSA).