È accusato di omicidio colposo, per
aver "cagionato la morte per mesotelioma pleurico" di sedici
lavoratori che erano in servizio negli anni 70 alle Officine
Grandi Riparazioni di Torino, dove lui era medico delle
Ferrovie. Per quest'accusa e per quella di lesioni gravi di
altri due lavoratori, è sotto processo nel capoluogo piemontese
un uomo di 84 anni, difeso dagli avvocati Alberto Mittone e
Fabiana Francini.
Secondo l'ipotesi d'accusa della pm Elisa Buffa, come
riportato da alcuni quotidiani, il direttore dello stabilimento,
i dirigenti del servizio materiali e i capi officina, avrebbero
cooperato con il medico nel causare la morte dei lavoratori, ma
il dottore delle Ferrovie è l'unico ancora in vita e dunque
anche l'unico imputato nel processo. I lavoratori erano in
servizio Ogr tra il 1970 e il 1979. Erano falegnami,
tappezzieri, meccanici, verniciatori, che sono stati esposti
alle fibre d'amianto e si sono ammalati tra il 2014 e il 2020.
L'accusa per lesioni gravi riguarda invece, un falegname che si
ammalò di asbestosi nel 2015 e un saldatore addetto alla
manutenzione delle motrici a cui venne diagnosticato il
mesotelioma pleurico nell'ottobre del 2018.
Per la procura il medico non avrebbe "sottoposto i lavoratori
a visite mediche allo scopo di accertarne l'idoneità fisica alle
lavorazioni" e non avrebbe "ripetuto tali visite a intervalli
non superiori a un anno". Inoltre è accusato, in qualità di
consulente del datore di lavoro in materia sanitaria, di "non
aver coadiuvato il datore stesso e i dirigenti
nell'individuazione e nell'adozione dei rimedi contro la
diffusione e l'inalazione delle fibre di amianto". In pratica
non avrebbe svolto il suo ruolo di controllo e vigilanza.
Nel corso del processo alcuni famigliari sono stati risarciti
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