Centinaia di avvocati in corteo,
con la toga indosso, da Palazzo di giustizia all'ingresso delle
ex Carceri nuove. Così a Torino ha preso forma la mobilitazione
- proclamata a livello nazionale - per denunciare le condizioni
in cui versano gli uffici dei giudici di pace. "Un caso
drammatico di denegata giustizia", ha detto Arnaldo Narducci,
del Consiglio dell'Ordine del capoluogo piemontese. "È una
situazione - ha spiegato Giulia Martini, bergamasca, in
rappresentanza dell'Associazione nazionale forense - accomuna
tantissime città. Alle gravissime carenze di organico si è
aggiunta la legge Cartabia che ha aumentato le competenze dei
giudici di pace. Questo ha prodotto un sovraccarico dei ruoli e
un ulteriore rallentamento dei tempi di definizione delle cause.
Una giustizia che non è efficiente non è giustizia".
A riassumere il quadro torinese è stato Marco Tancredi, primo
firmatario di una lettera inviata all'Ordine subalpino lo scorso
maggio da circa cinquecento civilisti: "Oggi ci sono quattro
giudici di ruolo e tre supplenti per gestire il contenzioso su
un territorio che comprende 81 comuni. Parliamo di una
scopertura di organico che raggiunge il 94%. Siamo alla
paralisi. Ed è chiaro che fa comodo non ai cittadini che devono
ricorrere alla giustizia per ottenere quanto gli spetta, ma alle
banche, alle assicurazioni, a chi specula".
"Diamo atto alla presidenza del tribunale di Torino - ha
aggiunto Narducci - di avere sempre condiviso queste
preoccupazioni. Di recente il ministero della Giustizia ha
risposto ai nostri appelli con una nota che però ha carattere
interlocutorio. Apprezziamo il riscontro, ma non è sufficiente".
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