I manifesti dove il governatore
Alberto Cirio era raffigurato come Aldo Moro rapito dalle
Brigate Rosse erano "una ragazzata" e "uno scherzo goliardico".
E' quanto afferma il tribunale di Torino nelle motivazioni della
sentenza con cui sono stati assolti due degli indagati secondo
quanto riporta il loro avvocato difensore, Claudio Novaro. Per
altri due il reato contestato (le minacce) è stato dichiarato
estinto dopo l'esito favorevole di un periodo di messa alla
prova.
L'episodio risale al 30 settembre 2020, quando i manifesti
furono trovati nei paraggi del centro sociale Askatasuna (che
non risulta coinvolto nell'iniziativa). La maggior parte degli
indagati erano giovani e giovanissimi aderenti al Collettivo
autonomo universitario. Dopo essere stati individuati spiegarono
di avere trovato il fotomontaggio di Cirio e Moro su internet,
di averci aggiunto la scritta "i cosplayer che vogliamo" e di
avere confezionato un manifesto "per fare una boiata".
In un articolo pubblicato da un sito di area, uno degli
avvocati difensori, Claudio Novaro, ricorda che a Cirio fu
affidata una scorta dopo il ritrovamento dei manifesti e che lo
stesso presidente della Regione commentò l'accaduto così:
"Qualcuno forse pensa di fermare il Piemonte e i piemontesi con
le intimidazioni. Ma, ci ha insegnato Aldo Moro, "la vera
libertà si vive faticosamente tra continue insidie". "Ora -
aggiunge ironicamente il legale - le insidie si possono
considerare tramontate. Non resta che darne avviso al presidente
Cirio e all'Ufficio centrale interforze per la sicurezza
personale, deputata al mantenimento della scorta".
Secondo l'avvocato "a Torino si è sperimentata negli anni
un'ulteriore funzione importante della scorta, quella di volano
per il sovradimensionamento, sul piano dell'ordine pubblico, dei
fenomeni legati alla conflittualità sociale".
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