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Confesercenti, in Piemonte crollo dei negozi di vicinato

Confesercenti, in Piemonte crollo dei negozi di vicinato

Sparite 786 imprese nel 2024. Banchieri, intervenga la politica

TORINO, 02 giugno 2024, 10:58

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

Più consegne, meno negozi. Nei primi tre mesi del 2024 in Piemonte sono scomparse 786 imprese del commercio al dettaglio, circa 80 in più rispetto al medesimo periodo dell'anno precedente. Lo comunica la Coinfesercenti, che parla di un "crollo" al quale corrisponde "la crescita inarrestabile degli acquisti online, che lieviteranno del +13% nel corso del 2024". "La crisi del commercio di vicinato non si arresta", è il commento.
    Il presidente di Confesercenti Piemonte, Giancarlo Banchieri, sottolinea che "lo scambio tra vetrine e pacchi non è alla pari per le economie dei territori" in quanto "con la migrazione degli acquisti verso le piattaforme internazionali di e-commerce, che spesso pagano le imposte in altri Paesi, crolla specularmente il gettito fiscale generato dai negozi".
    Alle 1.380 chiusure - fra gennaio e marzo - corrispondono 594 aperture di nuove attività. Negli ultimi dieci anni il numero dei negozi di vicinato è calato del 15% ma la percentuale raddoppia se si prendono in esame le edicole e il settore dell'abbigliamento. Nel frattempo sono cresciute di quasi dieci volte le consegne di acquisti on line: erano 75milioni circa nel 2013, quest'anno dovrebbero arrivare a 734 milioni a livello nazionale. Per il fisco la perdita cumulata è pari a circa 5,2 miliardi di euro di entrate. Chi ci rimette, oltre allo Stato, sono gli enti locali: il "gettito sfumato" coincide con il 17,4% (910 milioni) che sarebbe stato di Imu, il 12,6% (660 milioni) di Tari, il 42,7% (2,24 miliardi) di Irpef, cui si aggiungono 223 milioni (il 4,3%) di addizionali regionali e comunali Irpef, 700 milioni di Irap (il 13,4%) e infine 510 milioni di altri tributi comunali (9,7%).
    "Questi dati - afferma Banchieri - giustificano ampiamente gli allarmi che abbiamo lanciato più volte, tanto più per il Piemonte dove la condizione del commercio è peggiore della media italiana: in dieci anni le aperture nella nostra regione sono calate del 70%, contro un dato nazionale del 54%. Secondo una nostra proiezione, in assenza di interventi nel 2030 le aperture in Piemonte potrebbero ridursi a poco meno di 1.000. Ma davvero vogliamo città prive di negozi e attraversate soltanto dai furgoni delle consegne a domicilio? Da tempo proponiamo che il commercio sia considerato un 'settore protetto' come la Ue da anni fa con l'agricoltura: i fondi europei devono prendere la direzione anche del piccolo commercio. Inoltre, appaiono sempre più urgenti misure che mettano fine agli inaccettabili trattamenti di favore di cui godono le grandi piattaforme del web e garantiscano pari condizioni fiscali e il rispetto delle norme poste a tutela della concorrenza. Le elezioni regionali e quelle europee sono alle porte: chiediamo a tutti gli schieramenti non affermazioni di principio, ma un impegno a realizzare queste misure".
   

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