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'Giudici di Pace alla paralisi', la protesta dei 400 avvocati

'Giudici di Pace alla paralisi', la protesta dei 400 avvocati

Torino, il Consiglio dell'Ordine interpella Nordio

TORINO, 28 maggio 2024, 15:38

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

Sollevazione degli avvocati a Torino per le condizioni in cui versa l'ufficio dei giudici di pace: più di 400 toghe hanno sottoscritto una lettera al Consiglio dell'Ordine in cui segnalano la "paralisi" del servizio sottolineando che si tratta di "un caso di denegata giustizia". Nella nota si fa presente che sono operativi solo 4 giudici onorari e tre supplenti e che a fine aprile i fascicoli pendenti erano 8.479. Il 21 maggio il Consiglio dell'Ordine, presieduto da Simona Grabbi, ha inviato una lettera al ministro della giustizia manifestando di "condividere il fortissimo disagio" dei colleghi.
    Negli ambienti dei quattrocento firmatari si osserva che la scopertura degli organici nell'ufficio di Torino è del 94%. I dati inseriti nella lettera si riferiscono al settore civile, dove i sette giudici in servizio gestiscono i contenziosi con valore fino a 10 mila euro, le cause in materia di circolazione stradale fino a 25 mila euro, le opposizioni alle sanzioni amministrative per i cittadini degli 81 Comuni del circondario; a questo si aggiungono le questioni in materia di immigrazione.
    Nella comunicazione al ministro Carlo Nordio, l'ordine subalpino osserva che "nonostante gli sforzi profusi dal personale ancora in servizio occorrono mesi per ottenere un decreto di fissazione della prima udienza" e i rinvii "vengono fissati anche ad anni di distanza".
    "In sostanza - commentano gli avvocati - i cittadini non riescono a far valere i propri diritti, le condotte illecite vengono premiate e, fatto non secondario, interi settori dell'avvocatura sono andati in crisi". Secondo i firmatari "la paralisi è dovuta non a negligenza di qualcuno, ma a dati oggettivi sui quali a livello territoriale non è possibile incidere" perché bisognerebbe "inventare risorse inesistenti".
    La colpa, dunque, non è dei pochi "giudici superstiti", ma è da attribuire a "scelte di politica giudiziaria che, pretendendo riforme a costo zero, hanno portato alla paralisi della giustizia di prossimità in Italia". Un esempio è la "insensata" abolizione del rito ordinario sostituito dal ricorso, facoltativo in tribunale ma obbligatorio a giudici di pace: l'effetto sono i "ruoli ingolfati" da cause che in precedenza si potevano definire "anche solo a notifica di citazione".
   

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