Sollevazione degli avvocati a
Torino per le condizioni in cui versa l'ufficio dei giudici di
pace: più di 400 toghe hanno sottoscritto una lettera al
Consiglio dell'Ordine in cui segnalano la "paralisi" del
servizio sottolineando che si tratta di "un caso di denegata
giustizia". Nella nota si fa presente che sono operativi solo 4
giudici onorari e tre supplenti e che a fine aprile i fascicoli
pendenti erano 8.479. Il 21 maggio il Consiglio dell'Ordine,
presieduto da Simona Grabbi, ha inviato una lettera al ministro
della giustizia manifestando di "condividere il fortissimo
disagio" dei colleghi.
Negli ambienti dei quattrocento firmatari si osserva che
la scopertura degli organici nell'ufficio di Torino è del 94%. I
dati inseriti nella lettera si riferiscono al settore civile,
dove i sette giudici in servizio gestiscono i contenziosi con
valore fino a 10 mila euro, le cause in materia di circolazione
stradale fino a 25 mila euro, le opposizioni alle sanzioni
amministrative per i cittadini degli 81 Comuni del circondario;
a questo si aggiungono le questioni in materia di immigrazione.
Nella comunicazione al ministro Carlo Nordio, l'ordine
subalpino osserva che "nonostante gli sforzi profusi dal
personale ancora in servizio occorrono mesi per ottenere un
decreto di fissazione della prima udienza" e i rinvii "vengono
fissati anche ad anni di distanza".
"In sostanza - commentano gli avvocati - i cittadini non
riescono a far valere i propri diritti, le condotte illecite
vengono premiate e, fatto non secondario, interi settori
dell'avvocatura sono andati in crisi". Secondo i firmatari "la
paralisi è dovuta non a negligenza di qualcuno, ma a dati
oggettivi sui quali a livello territoriale non è possibile
incidere" perché bisognerebbe "inventare risorse inesistenti".
La colpa, dunque, non è dei pochi "giudici superstiti", ma è da
attribuire a "scelte di politica giudiziaria che, pretendendo
riforme a costo zero, hanno portato alla paralisi della
giustizia di prossimità in Italia". Un esempio è la "insensata"
abolizione del rito ordinario sostituito dal ricorso,
facoltativo in tribunale ma obbligatorio a giudici di pace:
l'effetto sono i "ruoli ingolfati" da cause che in precedenza si
potevano definire "anche solo a notifica di citazione".
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