La studentessa colpevolizzata da
una professoressa "che le dice che col suo abbigliamento provoca
i pedofili", l'attrice che perde una parte "perché mi sono
sottratta al bacio del regista", le lavoratrici sociali che
chiedono "servizi, salari dignitosi, luoghi di lavoro sicuri" e
dicono no al "ricatto dei contratti". Sono tante e diverse le
voci delle donne che si sono riunite questa mattina davanti al
Comune di Torino per lo sciopero transfemminista del lavoro
sociale ed essenziale promosso da Non Una di Meno.
"Siamo stanche - dice una rappresentante della Rete lavoro
sociale - di come questa società spende i soldi pubblici e non
considera chi lavora nel welfare come parte essenziale. La
professione sociale è tra le più sottopagate d'Italia, lottiamo
perché l'impiego femminile nel sociale produce disuguaglianze".
Oltre a cartelloni e striscioni, le manifestanti hanno srotolato
un lungo foglio di carta, lo 'scontrino del lavoro di cura non
pagato', sul quale chi vuole può aggiungere una voce, dal
ricordarsi le scadenze all'andare alle riunioni di classe fino
al tenere vivo il rapporto di coppia. Al presidio si è aggiunto
anche lo spezzone di Mai Più Zitt3 partito da Palazzo Nuovo
occupato dalla mezzanotte e che, nel tragitto, si è fermato per
un flash mob in rettorato. A portare la solidarietà alle
battaglie di questa giornata, la consigliera comunale di
Sinistra Ecologista Sara Diena. "Nel 2024 per l'8 marzo si
continua a parlare di festa e mimose - dice - invece che delle
rivendicazioni in ambito lavorativo, sociale e familiare".
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