Se l'Italia sfruttasse gli oltre
300 kmq di coperture su stabilimenti e capannoni industriali per
installare impianti fotovoltaici libererebbe un potenziale di
investimento tra i 30 e i 36 miliardi di euro. Quanto basta per
aggiungere altri 30 Gw alla produzione di energia elettrica
nazionale da fonti rinnovabili e coprire così il 60% del target
totale di 50 Gw, secondo la traiettoria tracciata dal pacchetto
Fit-for-55, elaborato dalla Commissione Europea per ridurre le
emissioni nette di gas a effetto serra dell'Ue del 55% entro il
2030.
Sono alcuni dei dati emersi nell'evento Esc - The Next
Energy, promosso da Coesa, che ha messo intorno a un tavolo
rappresentanti della politica e dell'industria per una
riflessione sulla transizione energetica.
"Le imprese hanno dimostrato di essere pronte alla sfida
della transizione energetica, ma è importante parlare in termini
di infrastrutture e non di prodotti o materie prime" spiega
Federico Sandrone, amministratore delegato di Coesa e
coordinatore della filiera Energy and Sustainable Mobility
dell'Unione Industriali Torino. "È prioritario cambiare l'ottica
con cui vengono pensati i meccanismi di incentivazione,
ragionando su uno scenario europeo. Non possiamo considerare
solamente i costi di produzione dell'energia, ma decidere in
ottica strategica quanto siamo disposti a spendere per spostare
nel nostro continente una parte della filiera delle rinnovabili.
Non dobbiamo commettere l'errore fatto con la soppressione
improvvisa del conto energia nei primi anni duemila, che soffocò
sul nascere la filiera italiana del fotovoltaico".
In una nota il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza
energetica Gilberto Pichetto sottolinea l'importanza di
"indicare percorsi realistici per il raggiungimento degli
obiettivi a lungo termine dell'Accordo di Parigi. Siamo
consapevoli di quanto sia importante considerare fondamentale
ogni interlocutore che lavora in questo comparto con modalità
innovative e che tiene conto delle imprese coinvolte nella
filiera" ha detto il ministro.
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