L'inchiesta del gruppo 'fasce
deboli-codice rosso' della Procura di Catania, basata su
indagini dei carabinieri di Aci Castello, fa "emergere
inequivocabilmente" da parte dell'indagata "una strategia
palesemente predatoria" per "abusare dello stato di infermità
della persona offesa" che sarebbe stata indotta a revocare la
procura originaria e il rilascio di quella in favore
dell'indagata, e, allo stesso modo, del testamento, con
"l'eredità che era prima devoluta per intero ai Salesiani di
Torino", ma di cui sarebbe stata la finale destinataria. Lo
scrive il gip di Catania, Sebastiano Di Giacomo Barbagallo, nel
provvedimento con cui, accogliendo la richiesta del sostituto
procuratore Michela Maresca, vistata dall'aggiunto Sebastiano
Ardita, dispone gli arresti domiciliari nei confronti della
58enne accusata di circonvenzione di incapaci e dell' omicidio
aggravato della prozia Maria Basso, deceduta il 16 dicembre del
2022 in una Rsa di Aci Castello dove la pronipote l'avrebbe
portata da Asiago.
Secondo l'accusa l'indagata, alcuni giorni prima del
decesso, avrebbe invitato Maria Basso a pranzo fuori, con
l'80enne che avrebbe mangiato spaghetti e un dolce, nonostante
una malattia invalidante l'obbligava a ingerire soltanto cibo
omogenizzato. E questo ne avrebbe "cagionato la morte per
polmonite 'ab ingesti', ricostruisce la Procura di Catania che
le contesta l'omicidio aggravato al "fine di conseguire il
profitto legato alla circonvenzione di incapaci" della vittima.
La ricostruzione dell'accusa è contestata dall'indagata che,
difesa dagli avvocati Carmelo Peluso e Lino Rovetta, si professa
innocente e anzi, sostiene, le avrebbe dato "le cure di cui
aveva bisogno" e dato da mangiare solo "cibo spezzettato, come
le era somministrato nella Casa di riposo in cui era ospitata".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA