Arrivano al vaglio del tribunale i
presunti illeciti commessi da alcuni poliziotti del
commissariato Dora Vanchiglia a Torino: pressioni indebite su un
confidente, arresti con modalità scorrette, irregolarità nella
compilazione di verbali. Il pm Gianfranco Colace ha chiesto sei
rinvii a giudizio e l'udienza preliminare comincerà il 5 aprile.
Al centro del procedimento, che si riferisce a episodi
avvenuti nel 2020, figura Roberto De Simone, sostituto
commissario. Fra le accuse mosse a suo carico c'è l'avere
nascosto nell'armeria della propria abitazione la somma di
300mila euro consegnatagli dal figlio come frutto di un traffico
di stupefacenti (al quale il poliziotto è estraneo). Saranno
imputati anche un suo collega e l'allora dirigente del
commissariato, il vicequestore Alice Rolando, chiamata in causa
per il caso di due presunti spacciatori arrestati con modalità
non corrette.
De Simone e la collega risponderanno inoltre delle pressioni
su un marocchino che convocarono in commissariato per
convincerlo a rivelare nomi di grossi spacciatori: "alle sue
risposte attendiste - si legge nel capo di imputazione - lo
rinchiudevano in una camera di sicurezza per recarsi nella sua
abitazione ed effettuare una perquisizione finalizzata alla
ricerca di stupefacenti". Dopo avere recuperato 8 grammi di
cocaina pretesero e ottennero, sotto la minaccia di arresto, il
nome di uno spacciatore. Il marocchino si costituità parte
civile con l'avvocato Manuel Perga.
A completare l'elenco degli imputati ci sono, per altre
vicende, alcuni pregiudicati.
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