"Mobilitiamoci come hanno fatto gli
agricoltori. Il futuro è incerto e non ci danno risposte". Lo
hanno chiesto alcuni lavoratori di Mirafiori durante le
assemblee, molto partecipate, in fabbrica alle quali è
intervenuto il segretario generale della Cgil Piemonte, Giorgio
Airaudo, presenti Edi Lazzi, segretario generale Fiom Torino e
Gianni Mannori, responsabile Fiom Mirafiori.
"Per le conoscenze che abbiamo, dal 2027 Mirafiori non
avrà più prodotti", ha detto Airaudo in assemblea. "La Levante
cessa in primavera (20 vetture al giorno a oggi), le Maserati
sono state rinviate al 2027/'28 (10 vetture al giorno), la 500
elettrica da lunedì prossimo andrà a un turno unico per sette
settimane di cassa integrazione (220 vetture al giorno). Con
questi numeri - ha osservato - se non arriveranno nuovi prodotti
e non ci sarà un'inversione di tendenza sul mercato europeo,
Mirafiori sarà ridotta al lumicino produttivo. Sono 17 anni che
dura la cassa integrazione, l'occupazione complessiva del sito è
passata da 20.000 a 12.000 lavoratori e lavoratrici. Negli
ultimi anni 1.500 impiegati, tecnici e ingegneri hanno lasciato
l'azienda per dimissioni o dimissioni incentivate con 120mila
euro. Ora basta, vogliamo un piano per Mirafiori che ci porti a
200.000 vetture, come richiesto dalla piattaforma unitaria di
Fim, Fiom e Uilm e dia garanzie occupazionali per il prossimo
decennio. Il 'caso Mirafiori' deve diventare un caso nazionale,
Parigi e Roma se ne devono occupare". Airaudo ha aggiunto che
"le istituzioni locali, dal Comune alla Regione, devono fare la
loro parte con strumenti che rendano competitivi il nostro
territorio verso Stellantis per l'auto elettrica e per eventuali
altri produttori che dovessero arrivare in Italia. Dobbiamo
uscire dalla sindrome di Stoccolma, non ci sarà più una famiglia
ad occuparsi del nostro futuro".
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