Grazie a una piattaforma che
utilizza i Link open data, tecnologia che consente la piena
condivisione dei dati, si aprono gli archivi dei beni confiscati
agli ebrei dall'Egeli, l'ente gestione e liquidazione
immobiliare costituito nel 1939 dal governo. A coordinare
l'attività l'Archivio storico di Intesa San Paolo, che conserva
i documenti delle diverse banche confluite nel gruppo tra cui il
fondo della Cariplo che, in 334 faldoni, custodisce 1.500
pratiche nominative intestate a cittadini ebrei italiani e
stranieri e 500 pratiche di cittadini dichiarati nemici, i cui
beni furono confiscati da Egeli sulla base delle leggi razziali.
La presentazione oggi alla Gallerie d'Italia, a Torino, nella
settimana che porta al Giorno della memoria, il 27 gennaio. La
collaborazione è stata avviata nel 2023 dall'Archivio Storico
Intesa Sanpaolo e da Fondazione 1563 per l'Arte e la Cultura
della Compagnia di San Paolo con l'obiettivo di "studiare e
valorizzare" la documentazione bancaria sulla requisizione dei
beni ebraici durante la persecuzione fascista, integrandola con
i dati pubblicati dalla Fondazione Cdec (Centro di
documentazione ebraica contemporanea).
"Interrogare i diversi archivi grazie a una tecnologia che
consente piena condivisione e interoperabilità - spiega Barbara
Costa, responsabile dell'Archivio Storico di Intesa Sanpaolo -
consente di fare conoscere un importante aspetto della
persecuzione nei confronti degli ebrei, quella economica, meno
nota. Negli archivi delle banche italiane, da quelle commerciali
alle piccole casse di risparmio, sono conservati documenti che
ricostruiscono quelle pagine tragiche, che documentano l'inizio
della persecuzione che privò molti cittadini delle fondamentali
fonti di sostentamento".
L'Archivio Intesa pubblica i dati aperti su 2.40 pratiche, la
Fondazione 1563 su 1.370 pratiche di sequestro e 510 di
confisca.
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