Lo startup system piemontese
cresce, ma con una dotazione di capitale troppo bassa che dà un
tempo ristretto agli imprenditori per dimostrare la validità
della loro idea. È quanto emerge dalla quinta edizione
dell'Osservatorio sulle startup innovative del Piemonte, del
Comitato Torino Finanza della Camera di commercio di Torino, che
dopo la pandemia serve anche per valutare la resilienza del
settore.
Le startup innovative del Piemonte al 30 giugno sono 790,
il 5,4% del totale nazionale, nonostante la regione, esprima
l'8% del Pil nazionale. Il sottodimensionamento è il frutto
della dinamica di concentrazione delle startup su Milano (al
primo posto in Italia) e Roma (al secondo posto), città che ne
accoglie molte per ragioni amministrative e perché l'accesso ai
capitali pubblici è fondamentalmente ritenuto più semplice. Il
42% delle startup create sei anni fa in Piemonte non esiste più.
È un dato normale (media nazionale 41%), perché queste aziende
corrono il rischio d'impresa più il rischio di lancio sul
mercato di prodotti e servizi che spesso non hanno mai
incontrato una domanda effettiva.
Il volume della produzione del sistema delle startup
innovative passa in 4 anni da 6 a 46 milioni di euro, la
crescita annuale è del 66%, il che significa che il sistema
raddoppia ogni 22 mesi. Ma la strada per l'indipendenza
finanziaria è in salita. Negli ultimi 4 anni l'indice di
"sopravvivenza garantita" delle startup piemontesi passa da 4,3
anni (pari alla media di sistema) ad appena 1,9 anni, che indica
l'esistenza di imprese che si trovano in area di pericolo. "Le
strategie di incentivazione e di finanziamento (agevolato)
dovrebbero essere selettive, per fornire una dotazione
sufficiente alle startup più meritevoli, in quanto il rischio di
liquidazione precoce per mancanza di tempo riguarda tutte queste
imprese" commenta Vladimiro Rambaldi, presidente del Comitato
Torino Finanza.
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