(ANSA) - TORINO, 10 FEB - Tamponi riservati ai detenuti del
carcere venivano praticati anche ad agenti della penitenziaria o
a impiegati, oltre che a parenti e amici, fatti entrare nella
struttura evitando di andare in farmacia o in ospedale e,
quindi, senza pagare. Parla di questo l'inchiesta sui 'furbetti'
del tampone della Procura di Biella, che ha notificato 51 avvisi
di conclusione indagini ad altrettante persone, 37 delle quali
appartenenti alla polizia penitenziaria.
L'indagine, coordinata dal procuratore Teresa Angela Camelio
e condotta dai carabinieri della polizia giudiziaria, è partita
dai registri Asl dei tamponi. A decine, secondo quanto
anticipato dalle pagine locali del quotidiano 'La Stampa', si
sarebbero fatti tamponare, pur senza averne diritto, allargando
poi in qualche caso la possibilità anche a parenti e amici. Chi
aveva bisogno di un tampone per andare in vacanza o per recarsi
al lavoro, secondo l'accusa, si recava in carcere. Il tutto
senza controlli di sorta. Tra gli indagati c'è anche il
comandante della penitenziaria e il suo vice, nonché la
responsabile dell'infermeria del carcere, poi sospesa. Peculato
è l'accusa principale nei loro confronti. (ANSA).