"Oggi sono otto anni che Alberto
Musy non c'è più. Era un amico e mi manca. Era un uomo aperto al
dialogo e sempre disponibile al confronto". Lo scrive su
Facebook il sindaco eletto di Torino, Stefano Lo Russo,
ricordando l'avvocato e consigliere comunale dell'Udc colpito da
quattro proiettili uscendo di casa la mattina del 21 marzo 2012
e morto dopo 19 mesi di agonia.
"La sua passione civica dava un senso al suo essere persona
di profonda cultura e intelligenza - sottolinea Lo Russo -. La
politica era vissuta come servizio per la comunità. La nostra
città, Torino, ha perso una persona dalle numerose qualità umane
e intellettuali. Sono numerosi i momenti in cui mi sarei
confrontato con lui. I ricordi insieme, i nostri colloqui, non
mi lasceranno mai".
Per la morte di Musy, sta scontando una condanna definitiva
all'ergastolo Francesco Furchì, ragioniere calabrese, con
aspirazioni in politica e negli affari, che era stato presentato
a Musy per aiutarlo durante la campagna elettorale a sindaco del
2011 da un professore della facoltà di giurisprudenza dove Musy
insegnava. A spingerlo ad uccidere sarebbero stati rancori
legati al fatto che essendo andate male le amministrative del
2011, Musy non gli aveva potuto affidare alcun incarico mentre
Furchì - che ha sempre sostenuto di essere innocente - si
aspettava di ricevere qualcosa.
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