"È stata un'esperienza
indimenticabile e me ne vado con sentimenti contrapposti, tanta
tristezza ma anche tanta gioia per aver avuto il privilegio di
rappresentare per cinque anni" gli architetti. Massimo Giuntoli
si congeda dall'Ordine degli Architetti di Torino, di cui è
stato presidente dal 2016, con una lettera aperta. "Ho
rappresentato la categoria in un momento difficile e l'ho fatto
'a tempo pieno', con passione e dedizione", scrive all'indomani
della sua elezione nel Consiglio nazionale dell'Ordine.
Nella lunga lettera, Giuntoli ripercorre il suo mandato,
sottolineando di avere "sempre cercato di valorizzare la figura
dell'architetto", mettendo al centro della sua azione "il lavoro
e il saper generarne opportunità". "I dati sulla situazione
reddituale dei professionisti sono preoccupanti e incidono
soprattutto sui giovani.
Bisogna introdurre a livello nazionale un 'pacchetto di misure
per il lavoro' che contrasti il trend attuale e recuperi lavoro
per gli architetti, riposizionando la centralità del progetto
sui territori", dice applaudendo "al parere favorevole espresso
lo scorso dicembre dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici
in merito alle "Linee guida per l'architettura".
"Ho interagito con la politica cittadina e metropolitana
sempre con indipendenza", sostiene, ricordando "l'entusiasmante
percorso di #architettiamolacittà nelle Circoscrizioni torinesi
e nei principali Comuni della Città Metropolitana", nonché "gli
accordi strutturali fatti insieme al Politecnico di Torino". Ma
"il risultato più importante" è quello di "avere creato una
comunità, che dialoga, si diverte, si indispettisce, litiga,
propone, collabora, protesta ma sempre con senso di
appartenenza; la pandemia ha solo rallentato questo percorso. E
questo senso di appartenenza si concretizzerà anche fisicamente
quando sarà pronta la nostra 'Casa dell'Architettura', luogo
dove ci potremo incontrare aprendoci alle istituzioni e ai
cittadini", conclude ringraziando tutti coloro che in questi
anni "mi hanno supportato, amato, incoraggiato, criticato".
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