Riaprire le attività di
ristorazione è necessario anche per salvare tutta la filiera dei
prodotti alimentari tipici, tanto più in zone dove il cibo
d'asporto praticamente non esiste. Lo sottolinea Michele
Negruzzo, presidente dell'associazione Albergatori e Ristoratori
Val Borbera e Valle Spinti, un'area collinare dell'Appennino
Ligure in provincia di Alessandria. "Non siamo in un luogo che
consente l'asporto - spiega - . E poi l'asporto è solo una
toppa, un pezzo di legno a cui aggrapparsi per restare a galla e
al quale, peraltro, non tutti possono aggrapparsi. Ai nostri
alberghi è consentito restare aperti, ma di fatto sono chiusi
perché nei nostri splendidi territori, a vocazione turistica,
chi può mai arrivare se si è in zona rossa e se non ci si può
spostare?".
Negruzzo fotografa la situazione di una paralisi totale
dell'economia locale: "Intorno alle nostre attività gravitano i
vignaioli, i contadini, i casari, i macellai, i salumieri dai
quali ci riforniamo delle tipicità territoriali che facciamo
conoscere ai clienti portando a tavola il prodotto finito; siamo
la difesa di un territorio e del suo patrimonio. Per questo
dobbiamo riaprire".
A quasi 14 mesi dallo scoppio della pandemia, "la situazione
è peggiore dello scorso anno - prosegue Negruzzo - perché il
tempo trascorso senza intervenire in maniera concreta per
cercare quantomeno di arginare l'emergenza è un'aggravante come
lo sono ancor di più il divieto di spostarsi in Italia che va di
pari passo con il permesso di andare all'estero, una presa in
giro per tutte le nostre attività che stanno boccheggiando".
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