Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Senzatetto muore in strada. Il vescovo 'serve più aiuto'

Senzatetto muore in strada. Il vescovo 'serve più aiuto'

Trovato nel dehors di un bar. Si riaccende la polemica a Torino

TORINO, 08 febbraio 2021, 19:28

Redazione ANSA

ANSACheck

Clochard trovato morto a Torino nel dehors di un bar - RIPRODUZIONE RISERVATA

Clochard trovato morto a Torino nel dehors di un bar - RIPRODUZIONE RISERVATA
Clochard trovato morto a Torino nel dehors di un bar - RIPRODUZIONE RISERVATA

La sua casa, da quando aveva perso il lavoro, era diventata il dehors di un bar nel centro di Torino. Quattro assi di legno, sotto i palazzi lussuosi di corso Re Umberto, dove questa mattina Mostafa, senzatetto 59enne di origini marocchine, è stato trovato morto. Un malore, il freddo, gli stenti della vita in strada le probabili cause, che riaccendono il dibattito sugli 'ultimi', e sulla necessità di fare di più per aiutarli, a pochi giorni dalle polemiche per lo sgombero di alcuni clochard dal centro del capoluogo piemontese.
    "Molto gentile, cordiale ed educato", per anni l'uomo aveva lavorato come fioraio. Prima in un vivaio di Pecetto, poi al mercato di San Secondo. "Non chiedeva l'elemosina", ricordano gli ambulanti, che erano diventati la sua famiglia. "Una persona perbene, distinta - aggiungono -, conosceva almeno cinque lingue". Per un po' aveva vissuto in auto poi, quando aveva perso anche quella, era finito in strada.
    "Conosceva le opportunità di accoglienza e frequentava saltuariamente alcuni servizi diurni ma, nonostante i ripetuti inviti, non accettava aiuti, né di trascorrere la notte in una casa di accoglienza", dicono i Servizi Sociali del Comune, che conoscevano bene la sua storia. Sabato scorso l'ultimo incontro con il personale del servizio itinerante notturno, quando gli operatori lo avevano trovato sdraiato su una panchina. "Diceva di sentirsi male - riferiscono i Servizi Sociali - ma rifiutava di essere accompagnato in ospedale. Gli operatori gli hanno quindi proposto un inserimento in una struttura di pronta accoglienza, ma ha rifiutato, e non hanno potuto far altro che offrirgli tè caldo, una brioche, delle mascherine e una coperta".
    La stessa in cui questa mattina il proprietario della Caffetteria del Re lo ha trovato avvolto, ormai morto. "Mi dispiace molto. E' un fatto che ci stimola a fare ancora di più", dice l'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, che nei giorni scorsi aveva definito l'intervento delle forze dell'ordine per allontanare dal centro sette clochard, i loro giacigli gettati tra i rifiuti, "una ferita che addolora la città", famosa per i suoi santi sociali, da don Bosco a Cottolengo, da Tancredi e Giulia di Barolo a Cafasso, Murialdo e Allamano. "Per dare una risposta appropriata al problema, incontreremo il prefetto e la sindaca", già domani. E ci sarà anche una riunione con le associazioni "che si occupano di sostenere e ascoltare chi ha un rapporto diretto con chi vive per strada", dice Nosiglia annunciando la "massima disponibilità della Chiesa a mettere a disposizione strutture anche per 2-3 persone, perché non bisogna pensare solo a dormitori di massa".
    Perché quella di Mustafa, conclude la Comunità di Sant'Egidio, è stata "una morte evitabile, che chiede di non essere classificata come fatalità o, persino, come libera scelta".

   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza