(ANSA) - TORINO, 23 GEN - Il collegamento video con
l'indagato "da remoto" non è attivo e la Cassazione annulla
l'ordinanza del tribunale. Uno dei primi intoppi allo
svolgimento dell'attività giudiziaria a Torino nell'epoca del
Covid è arrivato al vaglio della Suprema Corte, che ha dato
ragione a un imprenditore arrestato in un'inchiesta sulla
'ndrangheta nel Nord Ovest.
L'uomo, detenuto nel carcere delle Vallette, aveva chiesto la
sostituzione della misura cautelare e si era detto disponibile a
partecipare "a distanza". L'udienza davanti al tribunale del
riesame si era svolta il 29 maggio ma, a quanto si ricava dalle
carte, il collegamento video non si è attivato. Quale che sia la
ragione - su cui la Suprema Corte non ha avuto bisogno di
pronunciarsi - si è determinata una "nullità assoluta e
insanabile". Di conseguenza l'ordinanza è stata annullata e gli
atti restituiti al tribunale del capoluogo piemontese.
L'imprenditore è Pasquale Motta, 48 anni, originario di San
Lorenzo del Vallo (Cosenza), indagato per avere partecipato a
una gara pubblica con false attestazioni e l'aggravante di avere
agevolato la criminalità organizzata e, in particolare, un
gruppo attivo in Lombardia. (ANSA).
Impossibile video da remoto, annullata ordinanza tribunale
A Torino, è primo caso da epoca Covid
