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'Luce' a scuola per bruciare il Covid

'Luce' a scuola per bruciare il Covid

Nuova tecnologia purifica aria, primo test nel Torinese

TORINO, 21 ottobre 2020, 18:39

Redazione ANSA

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Scuola Covid-free nel Torinese, tecnologia brucia virus - RIPRODUZIONE RISERVATA

Scuola Covid-free nel Torinese, tecnologia brucia virus - RIPRODUZIONE RISERVATA
Scuola Covid-free nel Torinese, tecnologia brucia virus - RIPRODUZIONE RISERVATA

La luce per sanificare l'aria e combattere il Coronavirus. Un bruciatore che al posto del fuoco usa la luce per creare particelle che rendono inattivi virus, batteri e agenti inquinanti. Si può riassumere così il funzionamento dei dispositivi per la purificazione dell'aria che sfruttano l'innovativo processo di fotocatalisi, pannelli che utilizzano la tecnologia WIVActive e che sono stati installati per la prima volta in una scuola italiana come ulteriore strumento di difesa contro la diffusione del Covid-19. La scuola è a Rivoli, alle porte di Torino, ed è l'Iis Giulio Natta, dove sono stati installati da circa tre settimane, in 27 aule, 112 Air Panel che, attraverso la fotocatalisi con luce visibile a Led, impiegano il biossido di titanio dopato generando un processo ossidativo che inattiva la molecola inquinante.
    Una scuola 'a prova di Covid', dove la nuova tecnologia, sempre rigorosamente abbinata al rispetto delle direttive nazionali e dei gesti barriera, contribuisce "a rendere l'ambiente il più sicuro possibile", come sottolinea la dirigente scolastica, Rita Esposito. Uno strumento adottato per affrontare l'emergenza sanitaria in atto ma che, una volta superata questa, non esaurirà la sua utilità. "Questo sistema - sottolinea il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell'Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano - è interessante in generale per il problema della qualità dell'aria indoor. Per quel che riguarda il Covid rappresenta un'ulteriore barriera alla diffusione. E' infatti fondamentale - spiega - che le azioni siano tante, pensando che ogni sistema di protezione ha delle falle e che dunque bisogna avere più barriere che ci permetteranno di convivere con il virus che sarà presente ancora a lungo".
    Alla base del nuovo sistema, spiega il professor Elio Giamello, del Dipartimento di Chimica all'Università di Torino, ci sono "i processi fotocatalitici capaci di eliminare inquinanti in ambiente acquoso e in aria con processi di ossidazione generati da un flusso di radiazione che irraggia il fotocatalizzatore. E sono inoltre capaci di effetti biocidi e di disinfezione attaccando batteri, spore, funghi e virus". Gli studi e le ricerche effettuate da WIVA Group in collaborazione con Ce.Ri.Col hanno portato allo sviluppo di un nanomateriale unico nel suo genere che ha consentito di eliminare l'utilizzo degli ultravioletti per la fotocatalisi.
   

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