Nell'anno del Covid tengono i
numeri sull'imbottigliato complessivo delle denominazioni del
Consorzio Barbera d'Asti e Vini del Monferrato (che tutela 13
denominazioni, 4 Docg (Barbera d'Asti, Nizza, Ruchè di
Castagnole Monferrato e Terre Alfieri) e 9 Doc (Albugnano,
Cortese dell'Alto Monferrato, Dolcetto d'Asti, Freisa d'Asti,
Grignolino d'Asti, Loazzolo, Malvasia di Castelnuovo Don Bosco,
Monferrato e Piemonte). Il saldo alla fine di agosto era
+1,22%.
Tra i motivi di soddisfazione indagini di mercato che
evidenziano come la Barbera d'Asti docg, coltivata in 167 comuni
dei quali 116 in provincia di Asti e 51 in provincia di
Alessandria, stia conquistando il favore delle donne "per
l'insieme di colori e profumi e il carattere del vino".
Trend in crescita per altri vini compresi nel consorzio, come
l'Albugnano, o Cortese dell'Alto Monferrato, tra le doc con
segno positivo.
"Con 13 denominazioni tutelate, oltre 65 milioni di
bottiglie e più di 11 mila ettari vitati, il Consorzio
rappresenta interamente un territorio variegato come il
Monferrato che, in particolare negli ultimi anni, sta diventando
un traino decisivo del comprensorio Unesco - dice Filippo
Mobrici, Presidente del Consorzio - Anche in questo anno segnato
dalla crisi sanitaria globale, il nostro comparto di riferimento
ha dimostrato di reggere nei numeri e nell'immagine, segno di un
consolidamento sempre più forte in Italia e nel mondo. Siamo
stati tra i primi a investire sui vitigni autuctoni, Il
Monferrato è un territorio di bellezza e opportunità, dove
giovani imprenditori e grandi aziende hanno cominciato a
investire risorse sempre più importanti che dal vino portano a
importanti ricadute economiche nei settori immobiliari,
enoturistici e della ristorazione".
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