La sorveglianza speciale chiesta
dalla Procura di Torino per i tre ex foreign fighter rientrati
dalla Siria dopo avere combattuto al fianco dei curdi "è una
scorciatoia rispetto alle garanzie del processo penale per
silenziare il dissenso". Così Diana Paoli, madre di Jacopo
Bindi, uno degli ex combattenti, alla vigilia dell'udienza che
riguarda anche Maria Edgarda Marcucci e Paolo Andolina.
"Parliamo - dice - con il cuore di mamme, ma anche con il cuore
di cittadine".
Secondo l'accusa i tre ex foreign fighter sono socialmente
pericolosi perché potrebbero aver utilizzato metodi violenti nel
compiere alcune manifestazioni. Ai primi due viene contestata la
partecipazione alla protesta davanti a un ristorante per
chiedere il pagamento dei dipendenti. Il terzo ha preso parte a
un presidio di anarchici vicino al carcere: "Crediamo - dice
Diana Paoli - che difendere il diritto a un salario giusto e
corrisposto, diritto allo studio, alla casa, la salvaguardia
dell'ambiente siano giuste rivendicazioni".
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