Sedici anni fa un giudice del
tribunale di Torino, dopo avere rilevato un 'vizio di forma',
assolse e scarcerò un gruppo di italiani e albanesi accusati a
vario titolo di associazione per delinquere, droga e
prostituzione. La sentenza, pronunciata il 20 ottobre 2003, è
arrivata al vaglio della Corte d'appello. Gli imputati sono
dodici.
Il 'vizio di forma' riguardava l'utilizzabilità delle
intercettazioni telefoniche. I magistrati di Biella - che
stavano svolgendo i primi accertamenti investigativi - non
avevano specificato che si trattava di operazioni da svolgere
con "urgenza": all'udienza preliminare il giudice prese atto
dell'anomalia e, al termine di un rito abbreviato, stabilì che
le telefonate non erano utilizzabili. Nel corso degli anni la
disciplina in materia è stata rivisitata dalla Cassazione. Lo
scorso gennaio, a Biella, si è concluso - in primo grado - il
processo parallelo contro altri componenti della presunta banda;
oggi a Torino è cominciata la rilettura della sentenza del 2003.
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