L'ecosistema del fintech in Italia
è in evoluzione, ma quasi due aziende su tre (61%) ritengono che
il Paese sia carente di talenti con competenze specifiche
richieste dal mercato. Gli sviluppatori di software e app
risultano essere i più difficili da trovare, come espresso dal
55% delle realtà del settore, e i più richiesti, seguiti da
esperti di machine learning e analisti di dati (38% e 31%).
Emerge dalla seconda edizione del report Fintech Waves
realizzato da Ey in collaborazione con il fintech district,
presentato nella sede di Ey a Milano.
Il tema, spiega lo studio, è strettamente collegato alla
scarsità di competenze Stem (scienze matematiche, tecnologia e
ingegneria), per cui si auspica "un crescente impegno degli hub
accademici e di business in stretta collaborazione con le
università per colmare il gap di competenze sul mercato". Quanto
agli ambiti con maggiori potenzialità di sviluppo nel panorama
fintech, il report indica quelli relativi "al digital lending,
all'insurtech, alle piattaforme techfin, e poi c'è il settore
dei digital payments, che sta raccogliendo i maggiori capitali",
spiega Andrea Ferretti, partner e financial services markets &
business development leader di Ey, ricordando che in Italia
abbiamo anche due unicorni, Satispay e Scalapay. Sul fronte
delle competenze, "le aziende si concentrano soprattutto su
quelle tecniche, come l'ambito dell'intelligenza artificiale e i
big data. In particolare, i data scientist sono veramente molto
difficili da trovare nel nostro mercato", aggiunge Clelia Tosi,
head of Fintech District. I background accademici dei team delle
fintech appartengono principalmente all'area economia e
management (68%) e tecnologie Ict (62%), mentre, sul fronte
della diversity, nell'86% dei casi, la maggior parte è composto
da figure maschili. Tuttavia, quasi metà del campione (46%)
indica una percentuale femminile compresa tra il 30% e il 50%.
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