L'ultimo ostacolo
all'approvazione definitiva dell'AI Act è stato rimosso. Gli
ambasciatori dei 27 hanno approvato all'unanimità l'intesa
raggiunta lo scorso dicembre dalle istituzioni Ue sulla legge,
la prima nel mondo in materia, che detta le regole per lo
sviluppo, l'immissione sul mercato e l'uso dei sistemi di IA in
Europa.
L'esito non era affatto scontato. Il testo, frutto di tre
anni di faticoso lavoro, era sembrato traballare già
all'indomani dell'accordo, con la Francia a guidare il fronte
degli scontenti. L'imperativo per Parigi è che l'Europa non
resti indietro nella corsa allo sviluppo della nuova tecnologia,
come accaduto in precedenza con la rivoluzione di internet e
delle piattaforme social. Nel mirino della Francia, sostenuta da
Italia e Germania, erano finite in particolare le norme sui
modelli fondativi, come ChatGPT, per cui il testo prevede un
approccio a più livelli, con regole di trasparenza orizzontali
per tutti i modelli e obblighi più stringenti per quelli a
rischio sistemico.
Ma anche gli ultimi dubbi sono stati dissipati. O meglio,
rinviati alla fase critica dell'attuazione. Dubbi che per Parigi
riguardano oltre all'innovazione, anche l'equilibrio tra
trasparenza e protezione dei segreti commerciali. L'Austria
invece fa mettere nero su bianco le sue preoccupazioni sulla
protezione dei dati e le regole che vietano, pur con delle
eccezioni, alcune pratiche di IA, come l'identificazione
biometrica a distanza. Al netto delle remore, il commissario
europeo al Mercato Interno, Thierry Breton, ha brindato al via
libera dei 27, "una prima storica" che riconosce "l'equilibrio
raggiunto dai negoziatori tra innovazione e sicurezza". La
vicenda di Taylor Swift, vittima illustre dell'IA, ha scritto su
X la vice presidente della Commissione europea, Margrethe
Vestager "dice tutto sui danni che l'IA può provocare se usata
male, la responsabilità delle piattaforme e perché è così
importante far rispettare la regolamentazione tecnologica". "Un
bel giorno per l'Ue" lo ha definito Brando Benifei,
europarlamentare Pd e relatore del regolamento sull'IA, che ha
evidenziato l'urgenza di "sostenere l'applicazione anticipata
delle regole per il contrasto a disinformazione e deepfakes per
proteggere le nostre democrazie nell'anno elettorale più
importante per l'Europa e per il mondo".
Soddisfazione arriva anche da Roma, con il sottosegretario
alla Presidenza del Consiglio con delega all'innovazione
Tecnologica, Alessio Butti, che ha parlato di "momento storico
per l'Ue" sottolineando "il contributo determinante dell'Italia
e del governo Meloni" all'intesa su un dossier centrale per
Roma. L'IA sarà infatti uno dei temi del G7 a presidenza
italiana. "Il nostro obiettivo - spiega ancora Butti - è stato
quello di garantire che tutte le applicazioni di IA, inclusi i
modelli generativi all'avanguardia, operassero all'interno di un
sistema di regole che fosse sia semplice che rigoroso, in grado
di tutelare i diritti dei cittadini e promuovere l'innovazione
responsabile".
La palla passa ora al Parlamento europeo, dove è previsto
il 13 febbraio il voto delle commissioni Mercato unico e libertà
civili, prima di approdare alla plenaria per il via libera
definitivo, presumibilmente nella sessione di aprile. Il
regolamento dovrà infine essere ratificato dal Consiglio
dell'Ue.
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