"Entro il 2030, le attività che rappresentano fino al 30% delle ore lavorate attualmente nell'economia statunitense potrebbero essere automatizzate". È quanto emerge dal nuovo rapporto del McKinsey Global Institute, in cui si sottolinea come tale tendenza sia "accelerata dall'Intelligenza artificiale (IA) generativa" che ha "esteso le possibilità di automazione a un insieme molto più ampio di occupazioni".
L'Ia generativa, si legge nello studio, può migliorare il modo in cui lavorano i professionisti Stem (scienza, tecnologia, matematica e ingegneria, ndr), creativi, commerciali e legali, piuttosto che eliminare del tutto un numero significativo di posti di lavoro. Gli effetti maggiori dell'automazione colpiranno probabilmente altre categorie lavorative, rilevano gli esperti, specificando che l'occupazione nei settori dell'assistenza agli uffici, del servizio clienti e della ristorazione "potrebbe continuare a diminuire". Ad essere più colpiti saranno i lavoratori meno qualificati e con salari più bassi, in particolare le donne, fortemente rappresentate nei settori dell'assistenza agli uffici e del servizio clienti, ed i lavoratori neri e ispanici, concentrati perlopiù in alcune occupazioni in contrazione, come i servizi alla clientela, i servizi di ristorazione e i lavori di produzione.
Lo studio, infine, si sofferma ad illustrare "la rapida evoluzione" del mercato del lavoro statunitense, già modificato dalla pandemia che ha indotto i lavoratori ad optare per "modelli remoti o ibridi" e i datori di lavoro ad accelerare "l'adozione delle tecnologie di automazione". Una rivoluzione che ha portato "8,6 milioni di cambiamenti occupazionali" tra il 2019 e il 2022. Con lo sviluppo dell'Ia generativa, gli esperti prevedono che entro il 2030 almeno 12 milioni di lavoratori dovranno cambiare occupazione, una stima in aumento del 25% rispetto alle previsioni di poco più di due anni fa.
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