La domanda è semplice: l’intelligenza artificiale come la conosciamo, e come si sta evolvendo, è compatibile con le nuove regole che presto entreranno in vigore in Europa?
Lo scorso 14 giugno è stata una giornata storica: dopo due anni di lavori, il Parlamento europeo ha finalmente approvato la bozza di legge dell’AI Act, il regolamento che disciplina l’uso di questa tecnologia nell’Unione europea. Tra le novità dell’ultima versione, spicca il divieto totale per i sistemi di identificazione biometrica remota “in tempo reale” in spazi accessibili al pubblico. Resta un passaggio formale atteso per la fine dell’anno, ma cosa succederà quando il nuovo sistema di regole, da molti giudicato il più avanzato al mondo, entrerà in vigore nel 2024?
Prova a rispondere a questa domanda Il Center for Research on Foundation Models dell'Università Stanford, che ha prodotto uno studio in cui analizza la conformità con l’AI ACT di dieci dei principali Foundation Model, i modelli addestrati su enormi quantità di dati che possono essere utilizzati per compiti diversi. Il report prende in considerazione i principali Modelli presenti sul mercato, tra cui anche anche GPT-4 di OpenAI, PaLM2 di Google, Stable Diffusion V2 di Stability AI, LLaMA di Meta e Luminous dell’europea Aleph Alpha, e i dati che emergono sono sorprendenti.
«I nostri risultati dimostrano un'impressionante differenza di conformità tra i fornitori di modelli», scrivono gli autori dello studio. «Alcuni fornitori ottengono un punteggio inferiore al 25% (AI21 Labs, Aleph Alpha, Anthropic) e al momento solo un fornitore ottiene almeno il 75% (Hugging Face/BigScience). Anche per i fornitori che hanno ottenuto i punteggi più alti, c'è ancora un significativo margine di miglioramento. Ciò conferma che la legge (se promulgata, rispettata e applicata) apporterebbe cambiamenti significativi all'ecosistema, compiendo progressi sostanziali verso una maggiore trasparenza e responsabilità».
In altre parole, la ricerca ha evidenziato come, delle aziende dietro lo sviluppo dei principali foundation model, praticamente nessuna attualmente rispetta tutti requisiti richiesti nella bozza della legge europea sull'IA. C’è insomma molto lavoro da fare per garantire il rispetto della privacy degli utenti, la protezione dei diritti d’autore o la trasparenza nel funzionamento di questi sistemi. Ne consegue che l'avvento dell’AI Act, se applicato correttamente, cambierà le carte in tavola, contribuendo in maniera sostanziale a creare condizioni migliori per i cittadini europei.
«La conformità dei fornitori di modelli di fondazione ai requisiti in materia di copyright, energia, rischio e valutazione è particolarmente scarsa e indica le aree in cui i fornitori di modelli possono migliorare - si legge nel report - Riteniamo che tutti i fornitori possano migliorare la loro condotta, indipendentemente dalla loro posizione in questo spettro». E poi, ancora, non mancano le raccomandazioni per entrambe le parti in causa: «I fornitori dovrebbero agire per stabilire collettivamente standard di settore che migliorino la trasparenza, e i politici dovrebbero intervenire per garantire un'adeguata trasparenza alla base di questa tecnologia di uso generale». Un auspicio che sicuramente facciamo anche nostro.
*Giornalista, esperto di innovazione e curatore dell’Osservatorio Intelligenza Artificiale ANSA.it
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