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Già padre e nonno, diventa prete a 73 anni

Don Nicola Pacetta ordinato a Campobasso da mons.Bregantini

    Una vocazione maturata in un'età, come si dice, 'non più giovane', ma nata già fin dall'adolescenza e interrotta poi dal matrimonio e dalla vita da padre di famiglia. E' quella di don Nicola Pacetta, che viene ordinato oggi sacerdote a 73 anni, essendo già padre e nonno.

    Originario di Catanzaro, questo pomeriggio alle 19:00, presso la Parrocchia di Sant'Antonio di Padova a Campobasso, don Nicola riceve l'ordinazione presbiterale per imposizione delle mani e preghiera consacratoria da monsignor Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo del capoluogo molisano, durante la messa officiata dal presule. Domani, poi, celebrerà la sua prima messa presso la parrocchia di Campolieto, sempre in provincia di Campobasso.

    Nato a Catanzaro nel 1946, già padre e nonno di sei nipotini, Pacetta è entrato nel Seminario diocesano 'Redemptoris Mater' di Campobasso tre anni fa, dopo la morte della moglie per un male incurabile e cinque anni di missione. Ma la sua vocazione risale alla giovinezza quando entrò in un seminario francescano fino al noviziato. Dopo il noviziato, però, Nicola scelse la strada del matrimonio, un cammino in cui l'amore coniugale si è trasformato anche in guida e testimonianza per le giovani coppie: una dedizione tale da favorire la formazione, a loro volta, di diverse altre famiglie. Fino alla vedovanza e alla scelta definitiva, in età più che adulta, di diventare prete.

    Una vocazione matura legata alla "fedeltà di Dio che regge, che cura un cammino - afferma don Nicola - che ha fatto sperimentare l'amore di Dio". All'origine la sua vocazione trovò radici nella fede della madre, che - ricorda - lo ha accompagnato sin da bambino attraverso la lettura della rivista di informazione e cultura religiosa "Il Messaggero di Sant'Antonio". Dopo il noviziato, don Nicola sceglie la strada del matrimonio, "ma sempre sorretto dall'amore di Dio". Il cammino vocazionale, insomma, è durato circa 43 anni.

    "La continuità generazionale della vocazione familiare, ma anche di tanti giovani che si sono accostati alla vita sacerdotale, sono stati i frutti principali di una vocazione matura", sottolinea l'arcidiocesi di Campobasso-Boiano. E nella scelta definitiva di Nicola e rientrare in seminario e indossare l'abito talare, dopo la dolorosissima morte della moglie, parte rilevante ha avuto anche la guida dell'arcivescovo Bregantini.

    "La mia casa - soggiunge don Pacetta - è stata un Santuario dove la fede è vissuta da tutti i componenti e dove la comunione viene vissuta dalla luce e della fede. Ai miei figli consegnerò la mia fede". L'arcivescovo di Campobasso, nel formulare il suo augurio al novello sacerdote, sigilla l'evento come "trionfo di un cammino che è il trionfo verso Cristo". "E' il gesto più bello e più vero che può compiere un prete! - osserva Bregantini - Poter invitare, poter accogliere perché la nostra gente possa nutrirsi dell'Eucarestia, con abbondanza, senza paura, senza remore superando quel concetto meritocratico dell'eucarestia, che spesso l'appanna e la rende selettiva! Perché 'la Chiesa non è una dogana ma la Casa paterna dove c'è posto per ciascuno con la sua vita faticosa!', come afferma Papa Francesco".

    Mentre le vocazioni sacerdotali calano, quindi, l'esempio di un 73/enne che ha avuto alle spalle una vita familiare può aprire vie nuove per la Chiesa. E non è un caso che l'ordinazione di don Nicola avvenga alla vigila della 'Domenica del Buon Pastore', in cui la Chiesa celebra la 56/a Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni.

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