Si fa sempre più concreta la possibilità che, nel viaggio che lo porterà in Iraq dal 5 all'8 marzo prossimi, papa Francesco incontri nella 'città santa' di Najaf la principale autorità sciita irachena, l'ayatollah Ali al-Sistani. Anche se non è stato ancora reso pubblico in un programma ufficiale, e dopo che tale possibilità era già stata ventilata il mese scorso, l'incontro fra il Papa e Al-Sistani è ora oggetto di nuovi annunci da parte del patriarca caldeo di Baghdad, cardinale Louis Raphael I Sako.
Sarà una "visita privata", spiega Sako, "senza formalità", aggiunge, augurandosi che nell'occasione il Pontefice e l'ayatollah firmeranno il documento sulla 'Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la convivenza comune' già sottoscritto il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi da papa Bergoglio e dal grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb. Un fatto storico, questo, dal momento che il testo promosso dal Pontefice, da cui tra l'altro è discesa la stesura dell'Enciclica 'Fratelli tutti', recherebbe così la firma di due alti leader sia dell'Islam sunnita (Al-Tayyeb) che di quello sciita (Al-Sistani).
Gli iracheni sono in larghissima maggioranza musulmani (99% della popolazione): nello specifico, circa il 62,5% della popolazione è di fede musulmana sciita e il 34,5% è di fede musulmana sunnita. Sempre secondo Sako, il Papa e l'ayatollah "potranno evocare una sorta di quadro per condannare tutti coloro che attaccano la vita". Ur, Baghdad, Erbil, Mosul, Qaraqosh sono le tappe della visita apostolica, la prima fuori dall'Italia dallo scoppio della pandemia.
"Il Papa ci parlerà della fraternità umana, della fraternità cristiana, della fraternità irachena. In tutti questi anni abbiamo sentito il chiasso delle armi, adesso sentiamo una parola che ci conforta, e che ci incoraggia", dice poi il patriarca caldeo al Christian Media Center (Cmc), della Custodia di Terra Santa. "Anche l'Iraq fa parte della Terra Santa", rileva nella video intervista, rilanciata dal Sir.
Significativa anche la celebrazione della messa in rito caldeo a Baghdad: "È la prima volta che il Papa celebra in un rito orientale - afferma Sako - abbracciando così tutta la Chiesa. Il Pontefice non è solo il Papa dei fedeli di rito latino, ma di tutti i cattolici". Altro appuntamento importante sarà a Mosul, "la città simbolo della rovina che ha lasciato l'Isis", e subito dopo al villaggio di Qaraqosh, "dove Papa Francesco reciterà la preghiera dell'Angelus per incoraggiare i cristiani della piana di Ninive a rimanere, perseverare, sperare, ma penso anche e soprattutto a ricostruire la fiducia con gli altri per un futuro migliore".
Il patriarca caldeo punta il dito contro il settarismo: "Il mondo è cambiato - osserva - c'è tanto settarismo, in Medio Oriente ma anche in Occidente. Qui i rapporti tra cristiani e musulmani ora sono buoni, non ci sono difficoltà. Ma l'ideologia fondamentalista minaccia tutti coloro che non l'accettano. È una grande sfida venire a dire 'basta guerre, basta male, basta corruzione', 'fate ciò che potete gli uni per gli altri per realizzare una società pacifica, stabile, che possa costruire il progresso'".
Per questo, ribadisce, "il Papa viene per tutti. Perché il Pontefice non è solo il Papa dei cristiani, ma è un uomo che si dà per l'umanità intera. E noi abbiamo questa consapevolezza: che non viene per noi, viene per tutti gli iracheni ma, io penso, anche per tutta la regione".