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Papa: Covid non è castigo di Dio, ma ci si salva solo insieme

"Basta muri, nazionalismi e xenofobia. E migrare è un diritto"

"Proprio mentre stavo scrivendo questa lettera, ha fatto irruzione in maniera inattesa la pandemia del Covid-19, che ha messo in luce le nostre false sicurezze. Al di là delle varie risposte che hanno dato i diversi Paesi, è apparsa evidente l'incapacità di agire insieme": "desidero tanto che, in questo tempo che ci è dato di vivere, riconoscendo la dignità di ogni persona umana, possiamo far rinascere tra tutti un'aspirazione mondiale alla fraternità". La 'Fratelli tutti' di papa Francesco - l'enciclica "sociale" firmata ieri ad Assisi e pubblicata oggi nella festa di San Francesco, che proprio dal santo da cui Bergoglio ha preso il nome da Papa trae il titolo (dalle "Ammonizioni") e l'ispirazione a cinque anni dalla Laudato si' - è questo: un documento, con un'introduzione e otto capitoli, che mira a promuovere un'aspirazione mondiale alla fraternità e all'amicizia sociale, indicando non solo gli ideali, ma le vie concretamente percorribili per chi vuole costruire un mondo più giusto e fraterno nei rapporti quotidiani, nel sociale, nella politica, nelle istituzioni. Una necessità fortemente sentita dal Pontefice, e che la pandemia da Coronavirus non ha fatto che amplificare e rendere ancora più stringente.

   "Una tragedia globale come la pandemia del Covid-19 ha effettivamente suscitato per un certo tempo la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti. Ci siamo ricordati che nessuno si salva da solo, che ci si può salvare unicamente insieme", afferma il Papa. "Se tutto è connesso, è difficile pensare che questo disastro mondiale non sia in rapporto con il nostro modo di porci rispetto alla realtà, pretendendo di essere padroni assoluti della propria vita e di tutto ciò che esiste", insiste il Pontefice. "Non voglio dire che si tratta di una sorta di castigo divino - aggiunge -. E neppure basterebbe affermare che il danno causato alla natura alla fine chiede il conto dei nostri soprusi. È la realtà stessa che geme e si ribella".

    L'attesa terza enciclica di Francesco - che oggi all'Angelus il Papa ha fatto distribuire ai fedeli nell'edizione dell'Osservatore Romano, tornato nell'occasione ad essere stampato in cartaceo - tocca una vastità di temi, dal 'no' alla "tentazione di fare una cultura dei muri" per impedire l'incontro con altre culture (e "chi costruisce un muro finirà schiavo dentro ai muri che ha costruito, senza orizzonti"), alle paure e alle insicurezze che diventano "terreno fertile per le mafie". Dalle tante storture del mondo attuale, al fatto che la fede non deve far sentire "incoraggiati o almeno autorizzati a sostenere forme di nazionalismo chiuso e violento, atteggiamenti xenofobi, disprezzo e persino maltrattamenti verso coloro che sono diversi". Dall'individualismo radicale come "virus più difficile da sconfiggere", alla necessità di "un'etica delle relazioni internazionali", grazie alla quale la pressione del debito estero non deve "compromettere la sussistenza e la crescita" dei Paesi poveri. Dal dovere di "rispettare il diritto di ogni essere umano di trovare un luogo dove poter non solo soddisfare i suoi bisogni primari e quelli della sua famiglia, ma anche realizzarsi pienamente come persona", alle "risposte indispensabili, soprattutto nei confronti di coloro che fuggono da gravi crisi umanitarie" (visti, patrocini, corridoi umanitari, alloggi adeguati, sicurezza personale, servizi essenziali).

    Ampio spazio il Pontefice dedica alla "migliore politica", con l'avvertenza che essa "degenera in insano populismo quando si muta nell'abilità di qualcuno di attrarre consenso allo scopo di strumentalizzare politicamente la cultura del popolo, sotto qualunque segno ideologico, al servizio del proprio progetto personale e della propria permanenza al potere". Critiche vanno a quelli che il Papa chiama "dogmi di fede neoliberale", perché "il mercato da solo non risolve tutto", e le "stragi" provocate dalle speculazioni finanziarie lo hanno dimostrato.

    Ribaditi anche il "mai più la guerra!", "fallimento della politica e dell'umanità", "resa vergognosa alle forze del male" (piuttosto, con il denaro che si investe negli armamenti, si costituisca un Fondo mondiale per eliminare la fame), e l'inammissibilità della pena di morte, da abolire in tutto il mondo. Così come l'appello per una riforma sia delle Nazioni Unite che "dell'architettura economica e finanziaria internazionale".

    Sulla base del Documento di Abu Dhabi sulla Fratellanza umana, Francesco riafferma infine che "la violenza non trova base alcuna nelle convinzioni religiose fondamentali, bensì nelle loro deformazioni". E ricorda figure come Martin Luther King, Desmond Tutu, il Mahatma Gandhi e soprattutto il Beato Charles de Foucauld, un modello per tutti di cosa significhi identificarsi con gli ultimi per divenire "il fratello universale".

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