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Siria: Papa scrive a Assad, stop a catastrofe umanitaria

"Protezione vita civili, rientro sfollati, rilascio dei detenuti"

    Mentre continuano le azioni di guerra, i bombardamenti, le stragi di civili inermi, con i raid aerei delle forze russe e di quelle governative siriane nella regione di Idlib, ultima roccaforte in mano ai ribelli nella Siria nord-occidentale, papa Francesco scrive al presidente siriano Bashar al-Abbas per chiedergli di porre fine a questa vera e propria "catastrofe umanitaria".

    La missiva, datata 28 giugno, è stata consegnata stamane a Damasco al capo di Stato siriano dal cardinale Peter Turkson, prefetto vaticano per lo Sviluppo umano integrale, accompagnato dal nunzio apostolico card. Mario Zenari. Nella lettera, il Papa - ha riferito il neo-direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni - esprime la sua "profonda preoccupazione" per "la situazione umanitaria in Siria, con particolare riferimento alle condizioni drammatiche della popolazione civile ad Idlib".

    Intervistato per i media vaticani dal direttore editoriale Andrea Tornielli, il segretario di Stato, card. Pietro Parolin, ne ha poi elencato contenuti e richieste: protezione della vita dei civili, stop alla catastrofe umanitaria nella regione di Idlib, iniziative concrete per un rientro in sicurezza degli sfollati, rilascio dei detenuti e accesso per le famiglie alle informazioni sui loro cari, condizioni di umanità per i detenuti politici. E un rinnovato appello per la ripresa del dialogo e del negoziato col coinvolgimento della comunità internazionale.

    Francesco, ha spiegato Parolin, "rinnova il suo appello perché venga protetta la vita dei civili e siano preservate le principali infrastrutture, come scuole, ospedali e strutture sanitarie. Davvero quello che sta accadendo è disumano e non si può accettare. Il Santo Padre chiede al presidente di fare tutto il possibile per fermare questa catastrofe umanitaria, per la salvaguardia della popolazione inerme, in particolare dei più deboli, nel rispetto del Diritto Umanitario Internazionale".

    All'origine dell'iniziativa, ha detto il porporato, "c'è la preoccupazione di papa Francesco e della Santa Sede per la situazione di emergenza umanitaria in Siria", specie nella provincia di Idlib, dove vivono più di 3 milioni di persone, di cui 1,3 milioni di sfollati, costretti dal lungo conflitto a trovare rifugio proprio in quella zona che era stata dichiarata demilitarizzata l'anno scorso: "la recente offensiva militare si è aggiunta alle già estreme condizioni di vita che hanno dovuto sopportare nei campi, costringendo molti di loro a fuggire". Il Papa "segue con apprensione e con grande dolore la sorte drammatica delle popolazioni civili, soprattutto dei bambini che sono coinvolti nei sanguinosi combattimenti - ha proseguito Parolin -. La guerra purtroppo continua, non si è fermata, continuano i bombardamenti, sono state distrutte in quella zona diverse strutture sanitarie, mentre molte altre hanno dovuto sospendere del tutto, o parzialmente, la loro attività".

    Per il segretario di Stato, l'intento della lettera non è "politico". "La preoccupazione è umanitaria - ha ribadito -. Il Papa continua a pregare perché la Siria possa ritrovare un clima di fraternità dopo questi lunghi anni di guerra, e che la riconciliazione prevalga sulla divisione e sull'odio". Francesco "incoraggia il presidente Bashar al-Assad a compiere gesti significativi in questo quanto mai urgente processo di riconciliazione e fa degli esempi concreti: cita le condizioni per un rientro in sicurezza degli esuli e degli sfollati interni e tutti coloro che vogliono far ritorno nel Paese dopo essere stati costretti ad abbandonarlo. Cita il rilascio dei detenuti e l'accesso per le famiglie alle informazioni sui loro cari".

    Al Papa "sta particolarmente a cuore anche la situazione dei prigionieri politici", cui "non si possono negare condizioni di umanità". Parolin ha concluso ricordando che "la Santa Sede ha sempre insistito sulla necessità di cercare una soluzione politica praticabile per porre fine al conflitto, superando gli interessi di parte. E questo va fatto con gli strumenti della diplomazia, del dialogo, del negoziato, con l'assistenza della comunità internazionale": "Purtroppo siamo preoccupati per lo stallo del processo dei negoziati, soprattutto quello di Ginevra, per una soluzione politica della crisi".

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