Papa Francesco prosegue e intensifica la sua 'stretta' contro abusi sessuali e loro coperture. Con un Motu proprio pubblicato oggi e in vigore dal prossimo 1/o giugno, "Vos estis lux mundi" (Voi siete la luce del mondo), stabilisce nuove procedure per segnalare molestie e violenze, e assicurare che vescovi e superiori religiosi rendano conto del loro operato, introducendo così la tanto invocata 'accountability'. Introdotto a livello normativo anche l'obbligo per chierici e religiosi di segnalare gli abusi all'Autorità ecclesiastica, mentre per le denunce alle Autorità civili varranno le rispettive leggi dei singoli Stati. Ogni diocesi, entro un anno, dovrà dotarsi d'un sistema facilmente accessibile per ricevere le segnalazioni. Inoltre sono contemplati non solo abusi su minori e pedopornografia, ma anche quelli su religiose o su novizi e seminaristi maggiorenni, e a livello di vescovi vengono altresì perseguite le "azioni od omissioni dirette a interferire o ad eludere" le indagini civili o canoniche.
Nel documento che arriva a due mesi e mezzo dal summit in Vaticano sulla protezione dei minori e sancisce una normativa universale che si applica all'intera Chiesa cattolica, il Papa premette che i "crimini di abuso sessuale offendono Nostro Signore, causano danni fisici, psicologici e spirituali alle vittime e ledono la comunità dei fedeli", e menziona la particolare responsabilità che hanno i successori degli apostoli nel prevenire tali reati. Tra le novità previste c'è l'obbligo, per tutte le diocesi del mondo, di dotarsi entro giugno 2020 di "uno o più sistemi stabili e facilmente accessibili al pubblico per presentare segnalazioni" su abusi sessuali commessi da chierici e religiosi, l'uso di materiale pedopornografico e la copertura degli stessi abusi. Ciò che si vuole è chi ha sofferto abusi possa ricorrere alla Chiesa locale sicuro di essere ben accolto e di essere protetto da ritorsioni e che le sue segnalazioni saranno trattate con la massima serietà.
Un'altra novità riguarda l'obbligo per tutti i chierici, i religiosi e le religiose di "segnalare tempestivamente" all'autorità ecclesiastica tutte le notizie di abusi di cui vengano a conoscenza come pure le eventuali omissioni e coperture nella gestione dei casi di abusi: obbligo che diventa così un precetto legale stabilito universalmente. L'obbligo di segnalazione all'ordinario del luogo o al superiore religioso non interferisce né modifica qualsiasi altro obbligo di denuncia eventualmente esistente nelle leggi dei rispettivi Paesi: le norme infatti "si applicano senza pregiudizio dei diritti e degli obblighi stabiliti in ogni luogo dalle leggi statali, particolarmente quelli riguardanti obblighi di segnalazione alle autorità civili competenti". E tra i punti di maggior rilievo c'è l'individuazione della cosiddetta "condotta di copertura".
A tale proposito, per quanto riguarda abusi commessi in prima persona oppure 'coperti', il Motu proprio disciplina le indagini a carico dei vescovi, dei cardinali, dei superiori religiosi, aspetto finora ostico e controverso. Significativa la novità del coinvolgimento nell'investigazione previa dell'arcivescovo metropolita, che riceve dalla Santa Sede il mandato per investigare nel caso la persona denunciata sia un vescovo. Chi è incaricato di investigare dopo 30 giorni trasmette alla Santa Sede "un'informativa sullo stato delle indagini", che "devono essere concluse entro il termine di 90 giorni" (sono possibili proroghe per "giusti motivi"). Ciò stabilisce tempi certi e per la prima volta è richiesto che i Dicasteri interessati agiscano con tempestività. Sulla base degli esiti dell'investigazione previa, la Santa Sede può immediatamente imporre delle misure preventive e restrittive alla persona indagata. Aspetti-chiave definiscono anche la tutela delle vittime di chi denuncia, cui "non può essere imposto alcun vincolo di silenzio".