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I Giochi più duri, la scommessa vinta dal Giappone e dal Cio

Rinvii, divieti, ostilità e virus. Ma Tokyo 2020 arriva in porto

Redazione ANSA

C'erano tanti ostacoli per Tokyo 2020, le Olimpiadi con la data reale più avanti di un anno rispetto a quella annunciata, che a un certo punto sembrava una Mission Impossible. Contro un'incredibile concomitanza di fattori avversi, i Giochi non sono stati annullati, anzi, arrivano oggi a termine in modo regolare, con i previsti e ormai tradizionali passivi olimpici nel bilancio, ma senza grossi guai. Non ci sono stati neppure i temutissimi cluster olimpici della variante Delta del Covid e gran parte dell'80% dei giapponesi che erano ostili hanno comunque gioito per le medaglie del loro paese. Popolo fiero, disciplinato e pronto al sacrificio, i giapponesi hanno incassato la decisione del governo, pur non condividendola, e hanno fatto il possibile per rendere questa edizione - che avrebbe dovuto essere memorabile per livello degli impianti, organizzazione, ospitalità e innovazione - la migliore possibile. Sia per la popolazione - a cui erano comunque inaccessibili stadi e palazzetti - sia gli oltre 50.000 ospiti stranieri fra atleti, dirigenti, tecnici, delegazioni e giornalisti. L'ostilità della stragrande maggioranza dei giapponesi si è andata affievolendo via via che le 3 settimane di gare hanno raggiunto la velocità di crociera. I dati snocciolati dal presidente del CIO, Thomas Bach, parlano di un 90% di giapponesi che si sono sintonizzati sulle tv che trasmettevano in diretta le gare, un'audience "entusiasmante", ha sottolineato. Che è andata di pari passo con i successi nipponici nel medagliere, dove i padroni di casa sono sul podio, dietro a Cina e USA. Se i conti sono inevitabilmente in passivo - strutturale ormai nell'organizzazione dei Giochi, aggravato dalle penali per il rinvio di un anno - si parla tuttavia di un "rosso" fra i 15 e i 18 miliardi di euro. Che il Paese - questo il calcolo del primo ministro Yoshihide Suga, che a settembre sarà giudicato dai giapponesi, chiamati alle urne - è disposto ad accollarsi perché lo considera un investimento: in immagine poiché i Giochi sono andati bene al di là delle funeste previsioni, perché non c'è più da temere che le Olimpiadi invernali cinesi che stanno per arrivare oscurino quelle di Tokyo e soprattutto perché sarà una bandiera da sventolare con orgoglio quella di essere stato "l'unico paese in grado di organizzare i Giochi in piena pandemia". Su questo argomento, i giapponesi hanno sempre scelto la prudenza, ritenendo che l'arrivo di decine di migliaia di stranieri potesse scatenare un'impennata dei contagi. Oggi anche il Japan Times, in prima pagina, è costretto ad ammettere che "i numeri dicono che questo non è successo": ci sono fra 5.000 e 6.000 casi al giorno mentre all'inizio dei Giochi erano un migliaio, ma è effetto di della naturale espansione della variante Delta e non degli arrivi olimpici. Gli atleti sono rimasti in una bolla per tutte le 3 settimane, i casi dal 1 luglio ad oggi sono stati 430 su tutti i 52.000 accreditati stranieri più altre migliaia di agenti di sicurezza, volontari e dipendenti giapponesi. Un'incidenza "in bolla" dello 0,02%, inferiore a qualsiasi altra situazione paragonabile. Gli stranieri, inoltre, erano vaccinati all'85%, quindi i contagi sono avvenuti in larghissima parte sul personale giapponese, non vaccinato. Il sogno dei giapponesi era quello di poter gridare al mondo che dalle Olimpiadi di Tokyo si sarebbe ripartiti per il dopo-pandemia, lasciandosi il Covid alle spalle. Non siamo ancora a questo, ma "in questo mondo fragile - ha detto Bach - questi Giochi offrono un messaggio di speranza, di solidarietà e di pace".

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