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Slovenia: ministro all'ANSA, cresciamo ma timori per dazi

Fa paura anche forte carenza mano d'opera

16 luglio, 11:37
(di Andrea Pierini) (ANSA) - TRIESTE, 16 LUG - I dazi economici sulle esportazioni e la mancanza di manodopera. Sono questi i due punti che potrebbero avere ripercussioni importanti in Slovenia secondo il ministro dell'Economia Zdravko Počivalšek, intervistato dall'ANSA.

Partiamo però dalla crisi che ha colpito l'Europa negli ultimi anni, qual è la situazione economica della Slovenia? "Negli ultimi cinque anni la Slovenia sta registrando una crescita economica sopra la media europea e pari a 4,5 punti percentuali. Anche le previsioni per i prossimi anni sono eccellenti con numeri superiori al 3 per cento. Siamo un paese che esporta: l'84 per cento di quello che produciamo va all'estero e di questo l'80 per cento in paesi dell'Unione europea e il 20 nel resto del mondo. Le esportazioni continuano ad essere il motore di sviluppo nei settori principali e l'obiettivo è di continuare a mantenere questa quota di mercato".

Quali sono i pericoli per l'economia? "Ci sono due pericoli fondamentali: il primo di carattere esterno sul quale non possiamo incidere, il secondo sul quale possiamo invece intervenire. Il pericolo esterno è sicuramente legato alle guerre economiche tra gli Stati Uniti e il resto del mondo soprattutto per l'introduzione di eventuali dazi doganali, ma ci auguriamo che prevalga il buonsenso e che si riesce a superare questo pericolo perché noi non possiamo contrastarlo".

Ha parlato di un secondo rischio, di cosa si tratta? "È di carattere interno e incide sulla crescita: la mancanza di manodopera. La Slovenia ha registrato un calo costante della disoccupazione che si è attestata sotto al 4,4 per cento, ma la mancanza di manodopera è un problema che dobbiamo affrontare e possiamo farlo attingendo a quattro bacini: il primo è di lavorare sui centri per l'impiego stimolando l'inserimento della popolazione attiva; il secondo canale è favorire il reinserimento dei pensionati nel mercato del lavoro consentendo di affiancare le pensioni a un salario; il terzo canale è di stimolare l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, e in questo senso non abbiamo ancora raggiunto i risultati sperati; infine importare manodopera cercando di attrarre persone culturalmente simile alla nostra".

Si riferisce a cittadini dei Balcani? "Sì Balcani, e non mi soffermo oltre".

Con Il Friuli Venezia Giulia ci sono tante collaborazioni, soprattutto sul turismo, quali invece sono quelle con il resto d'Italia? "Il turismo è un settore importante, ma non è al primo posto nelle nostre relazioni commerciali ed economiche. Gli scambi commerciali hanno registrato una forte crescita arrivando a 10 miliardi di euro di interscambio con un equilibrato tra import ed export. Il comparto del turismo svolge un ruolo importante ed è uno dei settori della collaborazione economica con 600 mila turisti italiani che vengono il Slovenia per 1,4 milioni di pernottamenti all'anno. Non dimentichiamo poi gli investimenti economici delle aziende italiani in Slovenia per un totale di 1,2 miliardi, mentre sono 105 i milioni di euro che le ditte slovene fanno in Italia. In questo senso stiamo lavorando per incentivare gli investimenti in Italia per cercare di equilibrare questo rapporto. Le regioni frontaliere sono quelle più interessanti al primo posto c'è la Lombardia poi il Veneto e infine il Friuli Venezia Giulia".

Per quanto concerne invece i rapporti proprio con il Friuli Venezia Giulia? "Per noi è importante la cooperazione anche e soprattutto a livello transfrontaliero e in questo caso abbiamo molti interessi in comune. Al primo posto metto lo sviluppo del monte Canin, un'area dalle enormi potenzialità, ma servono investimenti congiunti Italia Slovenia per rilanciare una perla per troppi anni dimenticata. Abbiamo poi la Via della pace, i percorsi ciclopedonali con la Parenzana che collega tre stati, oltre ai due citati anche l'Austria. Proprio gli accordi trilaterali Italia Slovenia e Austria possono consentirci di competere con concorrenti globali, ma solamente se creeranno sinergia per presentare ai turisti di tutto il mondo quanto di buono c'è in un piccolo spicchio di terra dove si incontrano diverse culture e lingue".

In questo senso quale deve essere il ruolo della comunità slovena in Italia? "La comunità slovena in Italia è un ponte tra i nostri due paesi non soltanto da un punto di vista culturale e nazionale, ma anche da un punto di vista economica, pertanto devo dire che sono felice che l'economia slovena abbia trovato un equilibro tale da permettere uno sviluppo economico anche nell'ambito della comunità slovena in Italia dove vedo una ulteriore chiave di sviluppo in generale". (ANSA).

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