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Bosnia, 20 anni fa il genocidio di Srebrenica

Oltre 8 mila musulmani massacrati dai serbo-bosniaci di Mladic

09 luglio, 19:52

di Nadira Sehovic

 

(ANSA) - SARAJEVO - Vent'anni fa in questi giorni l'Europa visse una delle pagine piu' nere della sua storia recente: nell'estate del 1995 le truppe serbo-bosniache agli ordini del generale Ratko Mladic irruppero l'11 luglio nella cittadina di Srebrenica (est della Bosnia), assediata da tre anni, e in pochi giorni massacrarono più di 8 mila musulmani - 8.372 la cifra ufficiale - per lo più uomini e ragazzi.

 

Oltre agli abitanti, a Srebrenica c'erano anche i profughi che in tre anni di guerra si erano a loro volta rifugiati, scacciati dalle città e dai villaggi vicini, in quella che le Nazioni Unite avevano dichiarato 'zona protetta': in tutto 40.000 persone. Il giorno precedente la caduta, il 10 luglio, a causa dei bombardamenti, circa diecimila musulmani, per lo più donne, vecchi e bambini, cercarono rifugio a Potocari, nella base dei caschi blu olandesi, mentre circa 15 mila uomini di tutte le età si incamminarono attraverso i boschi in direzione di Tuzla, sotto il controllo delle forze governative. Alcuni erano civili, altri militari, dei quali solo un terzo armati.

La Nato cominciò a bombardare i carri armati serbi che avanzavano verso la città, ma dopo che i serbi, che già tenevano in ostaggio 300 caschi blu francesi e britannici, minacciarono di attaccare i soldati dell'Onu olandesi, i bombardamenti cessarono. L'11 luglio Ratko Mladic, oggi sotto processo al Tribunale penale dell'Aja (Tpi) per genocidio e crimini di guerra e contro l'umanità, entrò in una Srebrenica deserta e la sera di quel giorno a Potocari c'erano già 20-25 mila rifugiati.

Alcune migliaia riuscirono a entrare nel recinto della base olandese, altri si accamparono fuori. Il 12 luglio i soldati di Mladic cominciarono a dividere gli uomini, tra i 15 e i 65 anni, da donne, bambini e anziani. Gli uomini vennero uccisi sul posto o portati in varie strutture nell'area di Bratunac. Oltre 23 mila donne, bambini piccoli e anziani vennero invece deportati con dei pullman e camion verso Tuzla entro la sera del 13 luglio.

 

Quello stesso giorno i caschi blu olandesi costrinsero i rifugiati a lasciare la base consegnandoli praticamente nelle mani dei carnefici. Fra il 12 e il 23 luglio una parte degli uomini e ragazzi che si erano avviati verso Tuzla attraverso i boschi vennero uccisi in imboscate, decimati dai bombardamenti, si arresero e furono fatti prigionieri in varie località. Si stima che nel pomeriggio del 13 luglio ci furono oltre sei mila prigionieri musulmani. Le prime esecuzioni di massa cominciarono nel pomeriggio del 13 con la fucilazione di 150 musulmani a Cerska, e si conclusero il 16 luglio, quando cominciarono gli scavi delle fosse comuni. Un mese e mezzo dopo, militari e poliziotti serbo-bosniaci, per occultare le prove del massacro, esumarono e riseppellirono I corpi delle vittime in altre località della zona. Fino ad oggi sono state aperte 93 fosse comuni, contenenti ossa dalle quali si sono ottenuti 7.033 profili Dna: comparati con i campioni dei congiunti sopravvissuti hanno permesso l'identificazione di 6.930 vittime.

Per il genocidio di Srebrenica sono state finora incriminate 70 persone, di cui 20 dal Tribunale internazionale dell'Aja (Tpi) e 50 dal tribunale di Sarajevo per crimini di guerra. Tredici imputati, tra cui tre comandanti militari serbi, sono stati condannati all'ergastolo. (ANSA).

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