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Croazia: il Paese verso il voto tra virus e esito incerto

Domenica le legislative, preoccupa ripresa contagi

29 giugno, 16:19
(ANSA) - ROMA, 29 GIU - La Croazia si avvicina alle elezioni legislative di domenica prossima in un'atmosfera tesa per la forte crescita dei casi di coronavirus, mentre permane alta l'incertezza sull'esito del voto con una sostanziale parità tra i due principali schieramenti politici. Molte formazioni, compresa la principale forza di opposizione, una larga coalizione di centrosinistra, hanno sospeso tutte le attività preelettorali che prevedono contatti diretti con gli elettori.

Alcuni mettono in dubbio la legittimità della consultazione sostenendo che molti cittadini rinunceranno a recarsi ai seggi, mentre per quelli in autoisolamento non è chiaro se potranno votare.

I sondaggi indicano un quadro di sostanziale parità tra i due schieramenti rivali che si contendono la guida del futuro governo di Zagabria. Il centrosinistra, guidato dai socialdemocratici di Davor Bernardic, gode del 29,3 per cento dei consensi, mentre i conservatori del premier uscente Andrej Plenkovic sono accreditati del 28,4 per cento. Nelle proiezioni dei mandati parlamentari il centrosinistra è in lieve vantaggio con 60 probabili deputati, contro i 56 dei conservatori. Ma nessuno dei due schieramenti da solo raggiungerebbe la maggioranza di 76 parlamentari (su un totale di 151). Per questo sarà decisivo il risultato della destra sovranista e nazionalista, raggruppata nel Movimento patriottico, guidato dal noto cantante Mirsolav Skoro, che i rilevamenti demoscopici danno all'11 per cento. Skoro non ha escluso una coalizione post-elettorale con i conservatori ma a condizione che Plenkovic, che considera troppo centrista ed europeista, rinunci alla carica di primo ministro. Il centrosinistra guarda invece verso il centro liberale, che si aggira intorno al tre per cento delle preferenze, e verso i verdi, accreditati al cinque per cento. Non è del resto da escludere neanche una "grande coalizione" tra le due principali formazioni politiche, ipotesi questa tuttavia che si realizzerebbe solo dopo un fallimento delle altre possibilità postelettorali, e in presenza di una intensa seconda ondata del coronavirus che impedirebbe il ritorno alle urne in autunno. (ANSA).

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