"Le imprese operanti nel
Mezzogiorno non vogliono l'autonomia differenziata. Lo dicono a
chiare lettere e senza ombra di dubbio. Un'Italia a due velocità
non funziona e non funzionerà mai ed è un'illusione pensare che
il Nord possa andare avanti da solo, rinunciando a sviluppare un
mercato di 22 milioni di persone con una crisi della manodopera
e di profili professionali specialistici". Lo afferma il
presidente di Confindustria Molise Vincenzo Longobardi.
"Dall'entrata in vigore della riforma del Titolo V della
Costituzione, le regioni del Mezzogiorno hanno assistito inermi
alla contrazione del PIL, al decremento della popolazione, alla
penuria di interventi infrastrutturali di supporto al tessuto
produttivo, allo sfaldamento del servizio sanitario nazionale e
della formazione. Questo ulteriore disegno autonomista, nato
dall'idea secessionista prima e federale poi - prosegue -,
graverebbe pesantemente sull'economia e sul tessuto sociale
meridionale, azzerandone il futuro in termini di sviluppo e
prosperità". Longobardi infine conclude: "Oltre ad essere
sbagliato e iniquo, il modello proposto nel Ddl Calderoli
genererebbe un contenzioso enorme su materie fondamentali quali
sanità e istruzione e un caos insostenibile su tutte le
competenze delegate alle regioni che sono però fondamentali per
il funzionamento del sistema industriale".
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