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Navi green e autonome, l'innovazione si gioca sul mare

Count down al 2020 per ridurre le emissioni, armatori pronti

21 maggio, 18:30

 Il futuro sul mare si gioca sull' innovazione: fra navi autonome, guidate da remoto, e navi sempre più "green" che rispettano l'ambiente. Il primo gennaio 2020 entrerà in vigore la Sulphur Cap, che obbligherà gli armatori a ridurre le emissioni inquinanti delle navi: il tenore di zolfo dei combustibili navali non potrà superare lo 0,5% contro l'attuale 3,5%.

Gli armatori si stanno attrezzando: "Una delle alternative è il gas naturale liquefatto Lng, una delle soluzioni per navi "verdi" e sta diventando una realtà con 150 navi nel mondo che vanno a Lng di cui 65 in Norvegia - ha spiegato Rafael Schmill, associate partner di PwC Strategy& al forum organizzato oggi da Secolo XIX, Ttm e The MediTelegraph -. E nel mondo crocieristico il 25% degli ordini totali di nuove navi è a Lng. Il limite è che si può usare solo su navi nuove costruite con quel sistema di propulsione". Un'altra soluzione è l'utilizzo degli "scrubbers" da installare sulle navi già esistenti, per "pulire" le emissioni dei carburanti più pesanti. "Ma resta il problema dello smaltimento dei liquidi usati che vanno in mare" spiega Schmill che aggiunge alle alternative anche l'utilizzo del marine gas oil "che però costa di più". Gli armatori si stanno già attrezzando. Carnival ha scelto lo scrubber per la flotta esistente ma delle 21 navi che costruirà da qui al 2025 undici saranno alimentate a Lng, che abbatte anche le emissioni di azoto e particolati.

Alessandro Onorato, vicepresidente di Moby Lines, spiega "Per noi la soluzione migliore è una soluzione mista". Contro l'Lng gioca il fatto che l'Italia è ancora carente di depositi costieri da cui approvvigionare le navi, mentre Francia e Spagna sono attrezzate. Le navi green sono l'evoluzione tecnologica per un futuro che è già qui e guarda alle navi autonome, pilotate da remoto, ancora sperimentali ma sempre più vicine, pensate per eliminare gli errori dell'uomo.

"Incidenti e inefficienze derivano sostanzialmente da errore umani o da prestazioni non standard del personale - ha spiegato Rodolfo Zunino, professore associato Diten Università di Genova al forum - per cui si crede che rimuovere il fattore umano migliori la performance delle navi. Ma non vuol dire perdere posti di lavoro, bensì riqualificarli, perché si lavorerà molto a terra con personale più qualificato".

Il contraltare è che saranno più vulnerabili ai cyber attacchi. "C'è anche un problema legislativo: in caso di incidenti ci sarebbe un problema assicurativo e normativo legale giuridico non ancora risolto" completa Zunino. (ANSA).

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