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Porti: Signorini, le tecnologie green cambiano troppo velocemente

Necessario scegliere a livello internazionale su cosa investire

21 ottobre, 14:35

I porti italiani, a partire da Genova, stanno lavorando per essere sempre più green e sostenibili, ma la velocità con cui cambiano le tecnologie rischia di rappresentare un limite perché rende difficile scegliere per gli scali, ma anche per gli armatori, su cosa investire. "Ogni 3-4 anni si affaccia sul mercato una nuova tecnologia: siamo partiti con combustibili meno inquinanti per le navi. Poi abbiamo avuto l'elettrificazione delle banchine, poi è arrivato il Gnl, ora si affacciano altri combustibili come l'ammoniaca e il metanolo e, ultima frontiera, l'idrogeno - spiega il presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini al convegno di Telenord "La portualità italiana: transizione ecologica e digitalizzazione" -. Il problema di questa rapida obsolescenza dell'ultimo ritrovato in campo ambientale è che ogni tecnologia è molto costosa: per l'elettrificazione delle banchine il porto di Genova sta investendo complessivamente oltre 50 milioni, un deposito di Gnl costa minimo 40 milioni. Se un porto, lato pubblico, investe in una di queste tecnologie e non raggiunge una soglia minima dimensionata per l'attività, l'investimento diventa diseconomico". E oggi non c'è una scelta univoca che dica su cosa investire. "Non si riesce a stabilizzare una tecnologia a livello mondiale - spiega Signorini - cioè non si riesce a dire: cavalchiamo l'elettrificazione delle banchine, e allora tutto il cluster si adegua, o un'altra tecnologia. In Italia, dove pure stiamo investendo, non abbiamo ancora una tariffa fissata dall'authority per l'energia per allacciarsi alla rete elettrica in banchina e non abbiamo chiari gli obiettivi per gli armatori per attrezzare le navi per allacciarsi". Anche sui depositi di Gnl, da attrezzare per rifornire le navi che ne faranno richiesta ci sono ancora incognite a livello italiano. "Ne stiamo inaugurando a uno a Ravenna - sottolinea Signorini - ma la previsione delle commesse da qui a 15 anni è meno chiara rispetto a 5 anni fa. Se non si stabilizza una tecnologia è una continua rincorsa". (ANSA).

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