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Resta in cella il compagno della baby-sitter morta, si cerca ancora il corpo

Resta in cella il compagno della baby-sitter morta, si cerca ancora il corpo

Il gip Milano ha convalidato il fermo e disposto il carcere per pericolo di fuga e inquinamento delle prove

MILANO, 09 febbraio 2025, 18:04

Redazione ANSA

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Omicidio baby-sitter, martedì i rilievi su scena del crimine - RIPRODUZIONE RISERVATA

Omicidio baby-sitter, martedì i rilievi su scena del crimine - RIPRODUZIONE RISERVATA

Può inquinare le prove e magari anche fuggire, Pablo Heriberto Gonzalez Rivas, il salvadoregno che ha ammesso di aver ucciso, anche se non intenzionalmente secondo la sua versione, la compagna Jhoanna Nataly Quintanilla. Così la gip di Milano, Anna Calabi, dopo aver raccolto la confessione dell'uomo, ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere come chiesto dalla Procura di Milano che lo accusa di omicidio aggravato e di occultamento di cadavere.

L'uomo ha confessato di avere messo il corpo della compagna in un borsone e poi di averlo gettato nelle campagne tra Inzago e Cassano d'Adda, nel milanese. Ma i carabinieri, che anche domenica sono tornati a setacciare i campi e i canali della zona, non lo hanno trovato.

Nel provvedimento depositato la giudice, sebbene non abbia ravvisato il pericolo di reiterazione del reato, ha ritenuto il carcere l'unica misura adeguata per l'uomo, considerati i gravi indizi nei suoi confronti, il quadro probatorio e la necessità di approfondimenti.

 

 

Soltanto il ritrovamento del cadavere della quarantenne strangolata la sera del 24 gennaio, e la sua autopsia, rivelerà se l'uomo, che ha parlato di un gioco erotico finito male e della decisione di disfarsi della fidanzata oramai morta perché preso dal "panico", ha detto la verità. Oppure, come sostengono gli inquirenti e gli investigatori, ha mentito nel tentativo di alleggerire la sua posizione ed evitare, alla fine di tutto, una condanna all'ergastolo.

Saranno inoltre importanti gli accertamenti fissati per martedì prossimo, quando i carabinieri del nucleo investigativo, coordinati dal pm Alessia Menegazzo e dall'aggiunto Letizia Mannella, faranno i rilievi nell'abitazione alla periferia della città in cui la coppia viveva, nel box, nella cantina e nell'auto di Gonzalez.

Una Fiat Punto su cui, come testimoniano le immagini delle telecamere di sicurezza del palazzo in cui la coppia risiedeva, la notte del delitto ha caricato il borsone con il cadavere. E' stato ripreso fare avanti e indietro dall'abitazione al garage mentre lui aveva detto di essere andato a dormire e, non avendo trovato la compagna al risveglio, di aver creduto fosse "andata da un'amica".

Aggiungendo, dopo aver denunciato a distanza di una settimana la sua scomparsa, che mai le avrebbe fatto del male. Una versione che fin da subito ai pubblici ministeri è parsa poco credibile, come quella resa ieri nella speranza di una modifica dell'accusa, da omicidio volontario a quella meno pesante di omicidio preterintenzionale.

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