(di Roberto Ritondale)
GIANNI BONO E RAFFAELE MANGANO,
'NON SONO STATO IO', (IF EDIZIONI, PP 191, EURO 18.00).
Il protagonista di questo libro non è il misterioso Diabolik,
il "Re del Terrore", come strillava in copertina il primo numero
di uno dei fumetti italiani più famosi di sempre. Ma il
protagonista è comunque un mistero, ed è legato proprio a quel
numero uno: chi fu il primo illustratore di Diabolik? Chi
disegnò quell'iconico sguardo di ghiaccio? Di lui, di
quell'illustratore che consegnò tavole incomplete e poi sparì
per sempre, si conosceva solo il cognome, Zarcone, e il
soprannome, "Il Tedesco".
Ma chi era davvero? Da dove veniva l'uomo che aveva dato un
volto al criminale ideato da Angela Giussani e pubblicato
dall'editore Gino Sansoni, marito di Angela? Era realmente
esistito o era solo un'invenzione dello stesso Sansoni per
tutelare un amico? A queste e ad altre domande risponde
l'avvincente romanzo ispirato a una storia vera dal titolo "Non
sono stato io" (IF Edizioni), frase che conclude il libro e che
precede la postfazione di Mario Gomboli, l'attuale direttore
editoriale di Astorina, che ancora pubblica Diabolik. Ventitré
capitoli che avvinghiano il lettore ricostruendo passo dopo
passo la caccia al primo illustratore del Re del Terrore. Libro
firmato da Gianni Bono, giornalista e storico del fumetto, e da
Raffaele Mangano, reduce dal successo di un altro romanzo
ispirato un personaggio reale, "La riga sulla emme" (Lupetti
Editore, 2022).
Il testo trabocca di aneddoti sulla "Milano opulenta degli
anni Sessanta", quella del boom economico, popolata da
personaggi straordinari che ritroviamo tutti nel libro:
l'investigatore Tom Ponzi e il giornalista Guglielmo Zucconi,
Gianni Brera (che all'epoca dirigeva la rivista "Forza Milan") e
Ottavio Missoni (campione di atletica prima di sfondare nella
moda).
Tra gli aneddoti più gustosi, la scelta del nome del
personaggio, che avrebbe dovuto chiamarsi Diabolicus o Diabolic,
prima che una esotica kappa sostituisse la "c". Una kappa che
fece capolino anche nel nome del marito dell'ideatrice Giussani,
Gino, dando vita così al commissario Ginko.
Il mistero del primo illustratore verrà risolto solo nelle
ultime pagine del libro, dopo una serie di false piste
verosimili ma non veritiere. E gli ultimi capitoli dedicati alla
caccia di Angelo Zarcone, regalando momenti poetici e persino
spunti sulla fisica quantistica, arrivano alla verità partendo
dall'acquisto casuale di un quadro nella bottega un rigattiere.
A corredo del romanzo, le ultime venti pagine offrono al
lettore la riproduzione di documenti straordinari, tra cui la
copertina del primo numero di Diabolik, la firma di Zarcone
nascosta nel fumetto, il ritratto dell'illustratore, le
copertine delle riviste e dei libri pubblicati all'epoca da
Sansoni (da 'Parigi nuda' a 'Realtà proibita') e un quadro
esposto nella basilica di Sant'Apollinare e che ritrae il
fondatore dell'Opus Dei. Un libro che non può mancare sugli
scaffali di chi ama il mistero e, soprattutto, di chi ama
Diabolik.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA