Quei comportamenti, che i pm contestavano come abusi sessuali, non sono stati tali "da porre la persona offesa in una situazione di assoluta impossibilità di sottrarsi alla condotta". Una condotta che "non ha (senz'altro) vanificato ogni possibile reazione della parte offesa, essendosi protratta per una finestra temporale", ossia "20-30 secondi", che "le avrebbe consentito anche di potersi dileguare". Così la Corte d'Appello di Milano ha motivato la conferma dell'assoluzione, "perché il fatto non sussiste", per un sindacalista di 47 anni, che lavorava all'aeroporto di Malpensa ed era accusato di violenza sessuale nei confronti di una hostess, la quale si era rivolta a lui, nel 2018, per una vertenza sindacale. Il 24 giugno scorso, la prima penale della Corte d'Appello (giudici Flores Tanga-Alessandra Simion-Alessandro Santangelo) ha confermato la sentenza del Tribunale di Busto Arsizio (Varese) del 2022, che già in primo grado aveva fatto discutere e che anche dopo il verdetto d'appello era stata bollata dall'Associazione Differenza Donna come un passo "indietro di 30 anni". La Corte nelle cinque pagine di motivazioni chiarisce che in questo caso mancano i "requisiti" della "violenza, minaccia o abuso di autorità" per configurare il reato e che "la qualifica e il ruolo rivestito dall'imputato non comportavano, in concreto, alcuna supremazia" nei confronti della donna. E non può sussistere in questa vicenda "l'ipotesi di atti sessuali repentini aventi rilevanza penale", anche perché la stessa parte civile, spiega la Corte, "ha precisato come 'i toccamenti e i baci (...) siano poi stati protratti per un tempo di circa trenta secondi, in cui ella aveva continuato a sfogliare e a leggere i documenti'".
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