Un giovane affamato di ogni forma
d'arte ad eccezione del realismo sentimentale. Un artista
tormentato ma germinale, carico di segni, propositi e
anticipazioni di quello che sarebbe diventato. Questo era
Umberto Boccioni prima del Futurismo. Così lo descrive la mostra
che la Galleria Bottegantica di Milano gli dedica fino al 4
dicembre, concentrando lo sguardo sugli anni della formazione
del pittore calabrese destinato a diventare uno dei giganti
dell'avanguardia di Filippo Tommaso Marinetti.
Le opere, soprattutto la ricca sezione dei disegni,
raccontano l'''apprendista pittore'' dal 1901 al 1909, il suo
oscillare tra il divisionismo del suo maestro Giacomo Balla e il
simbolismo di Gaetano Previati, uno dei suoi punti di
riferimento, insieme agli altri stimoli raccolti nei viaggi nel
1906 a Parigi e a Mosca e nei periodi trascorsi in precedenza a
Roma, Venezia, Padova e infine, dal 1907, a Milano, dove si
stabilì - come disse - ''con l'intenzione rapace di vincerla e
conquistarla''. Qui conobbe Marinetti, e poi Russolo e Severini
con i quali - insieme con Balla e Carrà - nel 1910 firmò il
manifesto della pittura futurista.
''Il giovane Boccioni'', a cura di Virginia Baradel, grande
esperta del periodo prefuturista del maestro, esamina
l'influenza esercitata sull'artista dalle diverse correnti
figurative europee e il suo interesse per la tradizione classica
e rinascimentale, che traspaiono dalle opere, soprattutto di
grafica, come il risultato della sperimentazione e della
verifica stilistica condotta in parallelo con la pittura.
Tra i capolavori in mostra c'è ''Mia madre'', del 1907, che
riflette l'ammirazione dell'autore per Bellini e Durher. ''Anche
se non sembra - osserva la storica dell' arte - Boccioni è
animato da una tempesta interiore ma disegna in modo puntuale e
preciso come uno artista del Quattrocento, esercizio che lo
posta a una grande maturità intellettuale''.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA