Apre oggi al pubblico, in Triennale
Milano, Tatay, una videoinstallazione di Marina Ballo Charmet,
realizzata con la collaborazione di Ludovico Einaudi.
Tatay - parola che significa "papà" in filippino - è un
ambiente sonoro in cui nel buio dodici voci si intrecciano e si
susseguono a formare un'unica voce che diventa ancestrale e
primordiale. Sono le voci di padri di Paesi e lingue diversi che
cantano una ninna nanna al loro bambino. Completa
l'installazione un video con l'immagine di un gesto che si
ripete: quello di un padre che culla il suo piccolo.
"La videoinstallazione di Marina Ballo Charmet - dice Stefano
Boeri, Presidente di Triennale Milano - è una poetica e
raffinata riflessione sul tema della paternità in cui suono e
immagine si intrecciano e si rafforzano a vicenda per riportare
a voci e gesti privati, personali, afferenti alla sfera del
quotidiano, ma al contempo universali e ancestrali".
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