Un pozzo oscuro dal quale si
alzano le urla d'accusa del profeta Jokanaan e sul quale incombe
una luna piena. Al centro della scena di Salomè, al Teatro Litta
di Milano fino al 28 gennaio, c'è l'inconscio, il lato oscuro di
ciascuno, dove si specchiano a turno i personaggi. Nello
spettacolo del Teatro degli Incamminati il regista Alberto Oliva
rilegge la Salomè di Oscar Wilde arricchendola con spunti e
parole prese dall'Erodiade di Giovanni Testori. La storia è
quella del re di Giudea che chiede alla giovane figlia della
moglie di danzare per lui offrendole in cambio tutto ciò che
desidera. E Salomè, spinta da Erodiade, ottiene come ricompensa
la testa di Giovanni Battista. "Il mistero dell'amore è più
grande del mistero della morte" sono le parole del dramma
firmato da Oscar Wilde, chiave dello spettacolo dove è la
carnalità nelle sue forme a far da protagonista. Ma il messaggio
più convincente è il finale sulle labbra di Erodiade che, nel
linguaggio di Testori, dopo essere stata Ombra si fa Nulla.
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