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Uccise lo zio con gli amici: 'Volevamo solo dargli una lezione'

Uccise lo zio con gli amici: 'Volevamo solo dargli una lezione'

Fausto Bottura, 48 anni, colpito con una mazza da baseball al capo

14 dicembre 2014, 20:19

Redazione ANSA

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. - RIPRODUZIONE RISERVATA

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''Non volevamo ucciderlo, ma solo dargli una lezione''. Dal carcere, dove è rinchiuso da martedì scorso, Massimo Bottura affida al legale la sua verità e quella dei suoi due complici, anche loro in cella, sull'omicidio dello zio Fausto Bottura, 48 anni, l'uomo ucciso con un colpo di mazza da baseball al capo e poi gettato nel fiume Po, il cui cadavere era emerso nel giorno dell'Immacolata a Bardelle. Quella notte tra mercoledì 3 e giovedì 4 dicembre, ha raccontato il 19enne, lui e i due amici erano nell' autorimessa attigua alla casa dello zio, trasformata nel loro punto di incontro, e con il quale da tempo erano ai ferri corti per via delle sue rimostranze per quell''occupazione abusiva'.
Così quella notte quando Fausto Bottura era rientrato a casa e aveva parcheggiato la sua minicar in un altro garage vicino, alla vista dei ragazzi aveva cominciato ad inveire per dirigersi verso casa. A quel punto, ha confessato il nipote, i tre hanno deciso di dargli una lezione. Hanno preso una mazza da baseball in alluminio, non ancora ritrovata (è rimasta in garage solo la custodia), sono usciti in cortile e, mentre lo zio Fausto stava rincasando lo hanno colpito alla nuca, lasciandolo esanime a terra. Dopo di che i tre sono rientrati nella loro "tana" come definivano il garage dei loro incontri e hanno fumato uno spinello. Ritenevano che l'uomo, invalido e con un deficit psichico, si sarebbe rialzato da solo e invece, quando sono usciti di nuovo, lo hanno visto ancora a terra. "L'abbiamo colpito una volta sola", ha aggiunto il nipote senza mai specificare chi in realtà abbia impugnato la mazza da baseball. Constatando che non respirava più sarebbero andati nel panico e anziché avvertire un'ambulanza hanno deciso di sbarazzarsi del cadavere gettandolo nel Po. Gli inquirenti, però, ritengono che vi fu premeditazione nel delitto e che vi siano ancora molti punti da chiarire: per questo hanno confermato la custodia in carcere sia per Massimo Bottura sia per i due amici Alessio Magnani, 18 anni, e Armando Esposito, 19 anni, tutti accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere, con le aggravanti della premeditazione, dei motivi futili e abbietti, per aver approfittato della disabilità della vittima.

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