(di Chiara Venuto)
"Mi ha stupita che una storia così
specifica nel tempo e nel contesto abbia colpito tante persone,
più di quante mi aspettassi". Föa, cortometraggio di Margherita
Ferrari, è tra i sette finalisti della sezione fiction degli
Student Academy Awards, quelli che si potrebbero soprannominare
gli 'oscar degli studenti'. Nelle prossime settimane si sapranno
i titoli vincitori, i cui autori voleranno a Los Angeles per la
premiazione. Un'occasione che apre molte porte, di cui la più
prestigiosa è la possibilità - riservata ai premiati - di
concorrere agli Academy Awards con il proprio corto.
"Favola" o "storia", questo il significato di Föa in dialetto
genovese. Il cortometraggio racconta una vicenda che si sviluppa
nel contesto dei fatti del G8 di Genova. "Tutti si ricordano
dov'erano in quei giorni - spiega Ferrari all'ANSA - e tutti
concordano che è stato un momento spartiacque tra un tempo in
cui si credeva in un altro mondo possibile e quello in cui si è
cominciato a vivere nell'unico mondo possibile. Quando la
speranza di cambiamento è stata repressa".
La storia "nasce da un ricordo personale - prosegue - anche
se ai tempi del G8 ero molto piccola (Ferrari è classe '97,
ndr), ricordavo ancora come le finestre dovevano essere chiuse
in quei giorni. Quell'immagine mi è tornata in mente durante il
Covid". Ha come protagonista Nicole (Anna Ferraioli Ravel), una
donna incinta che si trova da sola in casa durante le proteste.
"Apre la porta a una ragazza che le sembra sola come lei, ma nel
farlo è incauta", racconta la regista, perché dietro alla
sconosciuta entrano altri manifestanti (i tre personaggi sono
interpretati da Clara Tramontano, Ruben Mulet Porena e Giulio
Cavazzini), con i quali comincia una convivenza forzata.
Un'esperienza che li cambia, perché a scontrarsi sono "da una
parte un mondo più collettivo - aggiunge Ferrari - dall'altra
uno più ripiegato in sé, ma che allo stesso tempo contiene un
piccolo germe di creazione, una domanda sul futuro a cui bisogna
rispondere".
Si tratta di un cortometraggio di diploma di un gruppo di
soli studenti del Centro sperimentale di cinematografia di Roma.
Per la giovane regista è importante ricordare che si è trattato
di un lavoro di squadra. "La bellezza del cinema è l'aspetto
collettivo - riflette Ferrari - se per me questo non fosse stato
fondamentale avrei preso una tela e avrei lavorato da sola".
Tant'è che "quando l'ho presentato alle sceneggiatrici, Anita
Della Cioppa e Veronica Pensierini, il mio non era nemmeno un
soggetto, soltanto un'idea molto ibrida", ricorda. La fotografia
è stata curata da Filippo Mariano, il montaggio da Blanka Nádai,
il sound design di Gabriele Costabile. La produzione è del Csc e
la distribuzione di Premiere Film.
In attesa della decisione dell'Academy, ora lo sguardo va al
futuro. La regista sta collaborando con piccole produzioni,
soprattutto documentari. "Sto anche scrivendo per tornare a fare
fiction - afferma - il documentario è una grande scuola di
sguardo per me, ma raccontare storie è quello che mi interessa".
D'altronde, la passione per la regia di Ferrari è nata dai VHS
che guardava da piccola, uno dopo l'altro, a volte senza nemmeno
guardare il titolo del film. "Un giorno, avrà avuto 6 o 7 anni,
misi nel lettore una cassetta a caso, era Duel di Spielberg -
rivela - per qualche motivo tecnico non partì l'audio. Per
pigrizia lo vidi tutto senza sentire niente. Fu allora che forse
capii che non mi piacevano solo i film, ma anche il mestiere del
regista".
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